venerdì 7 novembre 2014

Cafè Littéraire in Baita

C'era una volta una ragazza con gli occhi blu che un giorno, girovagando tra le strade della rete, s'addentra in un bosco di www, saltellando tra html appena nati e fiorellini virtuali. In quella foresta incantata, annusando un profumino buono, segue la curva scoscesa che prende il sentiero e svolta l'angolo creato dalla collinetta. Laggiù a valle, circondata da violette e ciclamini, su un piedistallo a forma di torta color pastello c'è la Baita dei Dolci. La più bella che avesse mai visto.
La ragazza, affascinata dalle tonalità leggere dei colori, ma ancor di più dagli inebrianti profumi, decide di bussare e cercarne il proprietario. Così, tra un saltello e un altro, giunge alla porticina e chiama ad alta voce.
Dall'interno provengono risa e divertimento, così le sembra di avere già troppo disturbato, quando all'improvviso con una vocina candida, un piccolo principino educato e con il nasino sporco di farina, le apre la porta e chiama la sua mamma. La Regina della Baita arriva con i suoi lunghi capelli scuri, accogliendo la giovane con mani e braccia allargate: un segno generoso. La povera inesperta s'accorge che in quel mondo incantato si preparano sogni, s'impastano creatività e fantasia e s'infornano certezze. I due padroncini di casa, così dolci e affaccendati, le offrono una fetta di torta, poi la crostata, un biscottino croccante su cui spalmare una cremina cremosa color ambra. Ad ogni assaggio una scoperta, ad ogni morso un tripudio.
Ora sa cosa fare. Ha capito cosa nella vita vuole diventare. E così, annotando mentalmente la miriade di nuovi ingredienti scoperti e salutando la bella regina e i suoi due principini, si avvia percorrendo una nuova strada saporita. Ogni tanto si volterà indietro, già lo sa, qualche volta ritornerà per sentirsi di nuovo coccolata, è una certezza.
Passano i giorni e la ragazza dagli occhi blu decide ch'è arrivato il momento di esaudire il proprio sogno: riuscire ad infondere la medesima serenità attraveso i suoi scritti. Così come la Regina della Baita era capace di ammaliare con frutta, uova e farina, anche lei aspirava ad affascinare attraverso descrizioni, storie e letteratura.

Apre gli occhi e il suo Cafè Littéraire è lì palpabile, luminoso e vivo!

Il mio desiderio, grazie alla partecipazione delle blogger speciali che mi hanno accompagnato finora, è realtà.
Come avrete già immaginato, la dolcissima ospite che sta ora entrando dalla porta con un vassoio colmo di banane caramellate è Vanessa de La Baita dei Dolci! Ho avuto il piacere di conoscere questa donna fantastica quando ancora non sapevo cosa fossero le fave di cacao. Successivamente grazie ad un caso fortuito, ho potuto conoscerne la consistenza e il profumo intenso.
E' stato però quando ho capito di poter unire arte letteraria e arte culinaria che ho pienamente inteso una ricetta che lei aveva pubblicato unendo alla pasta fatta in casa le odorosissime fave!
Questo angolino è nato proprio in questo modo!
E se avete prestato attenzione alla storia che vi ho raccontato ad inizio post, avrete anche inteso che Vanessa è stata Musa due volte!
Il mio grazie glielo scrivo abbinandola ad un libro che ho amato tanto, ma che ho scoperto da relativamente poco. Alla Regina della Baita dedico un frammento tratto da La regina dei castelli di carta di Stieg Larsson, il terzo libro della trilogia Millennium.
Buona lettura... e suvvia, non siate timidi, assaggiate anche voi!

Lisbeth Salander stava studiando la presa d'aria nella sua stanza d'ospedale chiusa a chiave quando sentì la chiave girare nella serratura e vide entrare il dottor Anders Jonasson. Erano le dieci passate della sera di martedì. Il dottore interruppe l'elaborazione del suo piano di fuga dal Sahlgrenska.
Aveva misurato la presa d'aria e verificato che la sua testa poteva entrarci, e che non avrebbe avuto grossi problemi a farci passare anche il resto del corpo. Era al terzo piano, ma una combinazione di lenzuola tagliate a strisce e un cavo di tre metri recuperato da una lampada a terra avrebbe risolto il problema.
Aveva pianificato la fuga passo per passo. Il problema erano i vestiti. Aveva solo le mutande e la camicia da notte dell'ospedale e un paio di sandali di plastica che si era fatta prestare da un'inserviente. Ma aveva duecento corone in contanti che Annika Giannini le aveva dato perché potesse farsi portare le caramelle dal chiosco dell'ospedale. Sarebbero bastate per comperare un paio di jeans e una maglietta in qualche negozio di indumenti usati, purché fosse riuscita a localizzarne uno a Göteborg. [...] Poi tutto si sarebbe risolto. Aveva in programma di atterrare a Gibilterra qualche giorno dopo la fuga, e di costruirsi una nuova identità in qualche angolo del mondo.

Da La regina dei castelli di carta, pag. 371, di Stieg Larsson