martedì 26 maggio 2015

Realtà di fatto

<<Ah, sì? Sapete allora io che faccio?>> riprende improvvisamente An <<Mi butto!>> e dopo essersi tolta le scarpe e aver fatto un respiro profondo, si tuffa nell'acqua cobalto.
Le altre non riescono a credere ai propri occhi. La loro compagna riemerge, si sposta i capelli fradici dal viso e ride di gusto, sventolando le braccia invitando le sue amiche a seguirla. Elena non vuole bagnarsi, quindi si ritrae immediatamente, chiede alle altre di recuperare la nuotatrice mentre ispeziona ancora le pareti circostanti. Valeria è tentata di buttarsi e per un attimo godersi quella grotta fiabesca, ma si rende conto che a nuoto non sarebbero riuscite ad arrivare così lontano; in più non avrebbe saputo come asciugarsi. Vanessa invece senza troppi scrupoli entra nell'acqua e bagnandosi quasi fino alla vita tira per le orecchie la prima, che come una bambina nel frattempo gioca con gli schizzi d'acqua.
<<Ehi! Mi stavo divertendo!>> risponde risentita An, che proprio non aveva voglia di uscire.
<<Sei matta?>> le urla Vanessa <<Non sappiamo dove siamo, non sappiamo come uscire e tu vai a farti una nuotata?>> ora è arrabbiata.
<<Ok, ok... ma calmati! Non so spiegarti, ma è come se non avessi potuto farne a meno!>> risponde quasi indifferente An <<Va bene! Cerchiamo un'altra via d'uscita. Niente acqua, prometto... anche se a me l'invito è proprio arrivato "via acqua"!>> conclude.
Le giovani si incamminano e intanto Valeria, curiosa come un gatto, chiede ad An la storia dell'invito.

"Un pungente profumo di violette e tarassaco riempie l'aria tersa mentre alcune farfalle volano libere rincorrendosi e danzando, la rugiada bagna gli abiti e il sole è ancora pallido. An, stesa sotto un'enorme quercia, è impegnata a legger di prodi cavalieri e dolci dame, di fiere amicizie ritrovate e avventure fantastiche dall'epilogo sconvolgente. Da bambina non amava i libri senza immagini, ma crescendo ha imparato a stringere la mano alla propria fantasia e divertirsi assieme a lei.
Da qualche minuto però sente che le palpebre cominciano a farsi pesanti, non riesce a proseguire e voltar la pagina, che resta fissa sotto i suoi occhi. Legge e rilegge la stessa frase per tre volte senza comprenderne il senso, quando con la coda dell'occhio una fugace macchia bianca si sposta velocemente alla sua sinistra.
D'un tratto gli occhi sono vigili e aperti. An guarda verso quel che sembra un cane che fugge in lontananza. Chiude il libro con un tonfo e si gira completamente. Stringe le palpebre ad una fessura e si rende conto suo malgrado che quel cane (?) sta saltando! Si alza di scatto e senza pensarci comincia ad inseguirlo. Bastano poche falcate per raggiungerlo.
E' un coniglio! Un coniglio col panciotto e un orologio in mano!
Assurdo! Non può essere! dice tra sé. 
Si sfrega forte gli occhi, pizzicandosi poi la guancia a volersi convincere di non star sognando.
<<E' tardi! E' tardi ormai!>>  corre il coniglio.
Parla, perfino! pensa la giovane.
Intanto, lo strano personaggio continua la sua corsa saltellante dirigendosi nel fitto del bosco, sotto pini e abeti verde scuro. An sente la fremente curiosità nascerle in cuore, non resiste e lo segue come un'ombra lungo il sentiero pieno di siepi rigogliose.
Fruga, cerca, muove cespugli e rami bassi, ma del coniglio nemmeno l'ombra..."

<<Starai mica raccontandoci la storia di Alice nel paese delle meraviglie?>> domanda Elena interrompendo An.
<<Io... ehm... beh, diciamo che provavo ad alleggerire l'atmosfera!>> sorride An, colta in fallo. Notando poi le amiche corrucciate, si fa pratica <<Va bene, non sono Alice, ma giuro che ero davvero sotto un albero, provavo a leggere, nelle orecchie avevo l'Ipod e mentre andava Paranoid Android mi sono appisolata! Credo quindi di aver sognato. Poi la pioggia m'ha svegliata e una volta a casa, nel libro che portavo con me ho trovato la busta con l'invito!>> racconta d'un fiato <<Questa è la verità!>> chiude il discorso, come a scusarsi.
E' Vanessa a rompere il silenzio imbarazzato che si sente nell'aria. Richiama l'attenzione delle altre su un piccolo foro nella parete dal quale filtra una lama di luce. Si avvicina con cautela e prova a guardarci attraverso. Pochi secondi dopo grida <<Di qui si esce! Buttiamo giù queste pietre! Sta accadendo come nel sogno che invece ho fatto io quando ho ricevuto l'invito>> spiega eccitata.

"All'imbrunire di un giorno particolarmente lungo, le ombre delle case e degli alberi - soprattutto quelli più alti - si fanno lunghe e affusolate e a tratti ricordano lunghi capelli neri. Vanessa canticchia piano le parole di Just breathe, quando i suoi due bimbi - cui tiene stretta la mano - interrompono quel momento calmo. Mentre percorrono il sentiero che li avrebbe riportati alla Baita, le chiedono ancora la storia della volpe e del piccolo principe.
Vanessa non si lascia pregare e accorgendosi di un basso muretto di pietra da lì poco distante, decide di recitar loro la storia anziché raccontarla, questa volta.
Comincia dal melo! chiede il primo, No, no.. raccontaci dell'attesa! insiste il secondo. Così Vanessa, che intanto s'era nascosta dietro al muretto, si sorprende a ridere dei suoi bambini, spiandoli da un buchino nel muro. Non sapendo quale parte recitare, grida loro la frase più bella di tutto il libro. I suoi due principini non resistono e si lanciano in direzione della mamma per abbracciarla...
Mamma, mamma, svegliati! la scuote il primo Siamo arrivati! dice il secondo. Vanessa s'era addormentata mentre in auto tornavano a casa. Papà dice che sei una dormigliona! continua il furbetto Non è vero, papà dice che sei una super-dormigliona! scherza ora l'altro. Il papà si volta verso di loro e sorridendo le fa l'occhiolino. Lei fa per uscire dall'auto e prendendo per mano i suoi bimbi si avvia verso la porta di casa, controlla la posta e tra le varie proposte pubblicitarie scorge una busta rosa con il suo nome sopra. Il timbro è a forma di volpe."

Elena è una persona moderatamente razionale e non crede a queste cose, quindi fa spallucce, poi anche lei si toglie le scarpe e comincia a "martellare" il muro di pietre infilando astutamente il tacco nel foro per allargarlo. An la segue senza fiatare e con le mani tira via i sassi che vengono giù. Guardando l'amica affaticarsi per aprire il varco, Valeria le chiede invece il motivo di tanta foga.

<<Io davvero non vi capisco>> commenta Elena <<Sono arrabbiata perché mi sento presa in giro, sono tesa perché non so a cosa sto andando incontro e ho solo voglia di tornarmene a casa>>.
Mentre dice queste parole dà un'ultima martellata decisa al muro, che crolla giù come fatto di vetro, aprendo un varco abbastanza grande perché tutte riescano a passare.
In pochi istanti le quattro si portano dall'altra parte, consapevoli di trovarsi in piena... giungla? Foresta? Bosco? Guardandosi intorno non sanno bene come definire quel luogo.
Hanno tutte perso la parola, ignare del fatto che da lì a pochi secondi uno strano animale dal muso a papera e il corpo peloso gli si sarebbe avvicinato.
L'urlo è di An, seguito da quello spaccatimpani di Vanessa, che si porta dietro anche Valeria. Elena invece con nonchalance si avvicina allo strano animale e battendo forte le mani lo allontana, guardando le altre con immensa tenerezza. E' l'unica ora a ridere, s'è lasciata alle spalle la brutta sensazione e vuole solo ritrovare la strada per tornare alla sua macchina. Si fa spicciola e con pochi comandi dà direttive alle altre tre spiegando loro che sarebbe bastato seguire il perimetro del muro per ritornare al parcheggio.
Poi d'un tratto Vanessa fa notare:
<<Elena noi eravamo scese di qualche piano sotto terra... non so se ricordi! Beh, com'è possibile ritrovarsi nuovamente al "piano strada"?>> urlando le due ultime parole un po' troppo sonoramente.
Elena ci pensa su un attimo e poi con un sorriso sicuro fa spallucce, quindi le risponde:
<<Credo che l'edificio sia costruito in pendenza, è probabile quindi che l'ingresso fosse più in alto rispetto alla strada che abbiamo fatto noi dall'interno!>> ammicca <<Non c'è altra spiegazione plausibile! La realtà può essere solo questa!>> conclude sicura.
Ma è una domanda di An che gela il sangue di tutte.
<<E se questa non fosse la realtà?>>



Questo post prende spunto da un'idea di Miki Moz.
NOTA: I nomi, i personaggi, i luoghi e gli eventi raccontati sono frutto della fantasia dell'autore, pertanto eventuali riferimenti a fatti e/o persone (laddove non specificato e se già in pertinenza richiesto agli interessati) è puramente casuale. Questo testo è di proprietà dell’autore ed è protetto dalla legge sul diritto d’autore n.633/1941 e successive modifiche. Come da disclaimer presente in "A piedi nudi nel Cafè Littéraire" ne è vietata ogni riproduzione, copia, pubblicazione o redistribuzione totale o parziale previa richiesta all'autore stesso.


lunedì 25 maggio 2015

Sogni, gufi, cannella e inviti

<<Io sono certa di aver visto un coniglio col panciotto>> si ostina Francesca P., ormai stanca di ripetere per l'ennesima volta quel che è successo subito prima di salvarsi dall'enorme orologio a cipolla.
Le quattro ragazze non riescono a credere a ciò che è accaduto e si convincono sempre più che scappar via da quel luogo sia la cosa più giusta da fare. C'è però un problema: sembra proprio si siano chiuse in una dispensa e la porta pare bloccata.
<<Proviamo a parlare d'altro? A me 'sta storia del coniglio mette l'ansia>> sussurra Michela, che subito dopo si lascia attrarre da una bottiglia impolverata.
Circondate da numerose varietà di vini e formaggi, strane conserve e diverse decine di cassette di legno piene di frutta profumata e verdura di stagione, decidono di fermarsi ed aspettare l'arrivo delle altre. Al momento quello sembra essere il luogo più sicuro in cui trovarsi. Così, mentre Manuela è china a cercar lo stivaletto perduto, Angela si sporge tra gli scaffali alla disperata ricerca di qualcosa. Francesca P. dopo qualche attimo di stordimento si siede sul pavimento di mattonelle allungando la mano verso una succosa mela rossa posata in una cesta lì vicino assieme a tante altre.
<<Ragazze, vi rendete conto che in questa stanza ci sono bottiglie di vino rarissimo?>> dice Michela, che un po' se ne intende.
<<...e non parliamo di formaggi e tartufi! Questo scaffale ne è pieno!>> aggiunge Angela tra incredulità e meraviglia.
Manuela, che era rimasta un po' in disparte, all'improvviso domanda:
<<A voi com'è arrivato l'invito a questo appuntamento? Il mio... beh... è stato inaspettato!>>
<<Io, io... vi dico a me com'è accaduto!>> sorride ora Francesca P.

"La luce è scivolata via in un batter d'occhio, il giorno è terminato, ma gli strascichi degli ultimi raggi di tramonto si fanno lunghi e con essi le ombre delle case.
La primavera è stata generosa, per questo motivo Francesca P. è ancora indaffarata nella sua cucina a tagliuzzare verdure d'ogni colore e profumo mentre One degli U2 si sente dolce in sottofondo. Leggera si muove tra i ripiani, canticchiando e assaggiando spezie. A labbra chiuse segue la musica imitandola, senza mai perdere una nota e - voltandosi verso il suo pacioso gatto color perla e avorio - sorride orgogliosa per quel nuovo piatto inventato. Ulisse, il gatto dagli occhi che sembrano disegnati, sbadiglia rumorosamente e decide ch'è ora di scender dal bancone per guadagnare una postazione più comoda. D'improvviso un rumore forte seguito da un frusciante battito d'ali avverte la padrona di casa che qualcuno (?) è appena entrato in casa. Ulisse alza le orecchie, mentre Tarallino è più sveglio e con un balzo corre verso la fonte di rumore, lasciando una scia di peli rossi dietro di sé.
Impugnando un cucchiaio di legno, Francesca P. si fa coraggio e si muove con circospezione verso il salotto. Pochi passi e l'immagine che le si para davanti le fa aprire la bocca dallo stupore. Un enorme gufo reale è evidentemente entrato dal camino e ora volteggia con difficoltà attorno al lampadario della stanza. Tarallino lo punta ed appena riesce a vederlo a tiro fa un salto per provare ad acciuffarlo. Evidentemente invano. L'uccello sembra stremato e quando vede la ragazza apparire sull'uscio, si fionda su di lei lanciandole una lettera in testa, quindi fugge via da dove è entrato. E' un rumore sordo quello che subito si ode, tanto che poco dopo il pensiero che aleggia nell'aria è che il caminetto si sia inghiottito il povero animale notturno!
Francesca P. è senza parole, pietrificata, quasi non respira e con occhi incantati continua ad osservare i suoi gatti che ora annusano l'ultimo posto dove hanno visto il volatile. Tra le sue mani il cucchiaio di legno che sarebbe servito come arma per difendersi e una lettera di carta spessa sigillata da una medaglia di cera rossa. C'è il suo nome sopra."

<<Quindi tu vuoi dirmi che l'invito t'è arrivato via gufo!>> alza gli occhi al cielo Angela.
<<Sì, in effetti sì! M'è arrivato via gufo! Credi che non ci sia rimasta di stucco anch'io? Credi abbia perso il senno?>> alza un po' la voce Francesca P., poi però recupera la sua eleganza e un po' sorride, quindi pensa a qualcosa e poi chiede <<A te com'è arrivato l'invito?>>.
<<Il mio è stato assolutamente normale!>> risponde con calma Angela.

"La descrizione di un attimo parte piano alle 6.30 di ogni mattina. Angela l'ha impostata come sveglia, sapendo che non avrebbe potuto sceglier melodia più bella.
Quella mattina il suono si diffonde come un'aura calda, invogliando anche la piccola di casa a svegliarsi presto. Alissa ha già preparato pancakes e waffle e ora sta infornando gli ultimi croissants. Un profumo inebriante invade la casa, rendendo l'aria leggera e positiva.
Angela bacia dolcemente la sua bambina e dando il primo morso al suo cornetto sfogliato, le fa un occhiolino d'apprezzamento. La colazione scorre veloce; c'è tanto da fare e una applepie da preparare. Tutti gli ingredienti sono in fila, il tavolo è sgombro d'ogni altra cosa e quattro mani sono già all'opera tra pesi, misure e mele da sbucciare.
La bruna cannella sporca i nasi, la farina si posa sui capelli, ma all'ora di pranzo una profumatissima torta è pronta e come tanti anni prima facevano le nonne, ora è sul davanzale a raffreddarsi.
Un fischiettio si sente in lontananza, Angela non resiste e comincia ad imitarlo. Le ricorda qualcosa ma non riesce a focalizzare cosa. La melodia si fa sempre più vicina, quando d'un tratto si sente suonare il campanello di casa. Due volte.
La piccola di casa si lancia ad aprir la porta e dopo pochi minuti ritorna in cucina dalla mamma con una grossa busta in mano per lei e la notizia che il postino è in ferie: questo è un sostituto. Ha un nome strano e difficile da ricordare ed è basso come un nanetto."

<<Certo, il tuo invito è arrivato in modo assolutamente normale!>> si fa sarcastica Francesca P..
<<Volete sapere invece a me com'è arrivato?>> chiede Michela.
<<No, no... prima io!>> fa Manuela.
Le altre restano interdette, non sanno che rispondere, quindi nel dubbio tacciono.
Manuela non aspetta oltre e batte i talloni, toccandoli due volte, poi dice:
<<Così m'è arrivata!>> e ripete il gesto con i piedi.
Le tre non capiscono ma sgranano gli occhi, allora Manuela fa spallucce e inizia a spiegare.
<<Era pomeriggio, un paio di settimane fa, batto i tacchi tra loro e mi cade in testa un busta!>> racconta senza pathos <<Non so da dove sia sbucata... ricordo solo che ero al parco e avevo le Converse rosse ai piedi!>> conclude.
<<Ok...>> fa Michela <<... ora vi racconto la mia?>> dice con occhi luminosi.
<<Sì, certo! Dicci!>> fa FrancescaP., mentre Angela annuisce e Manuela piega la testa di lato in attesa.
Michela si sporge un po', poi stringe gli occhi per ricordare e d'un tratto dice soltanto:
<<...era il fantasma del Natale passato... o presente... no, non ne sono sicura!>>.
Si morde il labbro e pensa ancora, poi aggiunge <<Ok, non lo ricordo... so che una mattina appena sveglia, ho trovato la busta sul comodino... - riflette - ...ricordo di aver pensato ch'era stato tutto un sogno!>>.

***

La storia non è ancora terminata... prosegue qui!

***

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NOTA: I nomi, i personaggi, i luoghi e gli eventi raccontati sono frutto della fantasia dell'autore, pertanto eventuali riferimenti a fatti e/o persone (laddove non specificato e se già in pertinenza richiesto agli interessati) è puramente casuale. Questo testo è di proprietà dell’autore ed è protetto dalla legge sul diritto d’autore n.633/1941 e successive modifiche. Come da disclaimer presente in "A piedi nudi nel Cafè Littéraire" ne è vietata ogni riproduzione, copia, pubblicazione o redistribuzione totale o parziale previa richiesta all'autore stesso.


domenica 24 maggio 2015

Dietro una porta

Le ragazze si dividono in gruppi senza fiatare. Le prime a scomparire sono Francesca P., Manuela, Angela e Michela che avevano scelto la porta al centro. Seguono a ruota An, Vanessa, Elena e Valeria che si chiudono la porta di sinistra alle spalle. Quindi è il turno delle ultime: Mary, Silvia e Francesca, le quali si accingono a varcare quella di destra.

La strada centrale è sempre più sicura sta pensando Michela seguendo il filo dei suoi ragionamenti. Difatti tira un sospiro di sollievo guardando davanti a sé il lungo corridoio illuminato dalle numerose finestre.
<<Com'è che qui c'è così tanta luce?>> interrompe il silenzio Manuela.
<<Siamo in pieno giorno! E' normale ce ne sia!>> le fa eco Angela.
<<Manu ha ragione! Questo corridoio ha finestre su entrambi i lati: com'è possibile?>> chiede Francesca P..
<<Probabilmente l'edificio ha un giardino interno attraversato solo da questa lunga via piena di vetri!>> prova a razionalizzare Michela.
<<Ok, ok è possibile! Ma sono certa che An si starà domandando quale assurdo architetto ha progettato questa villa!>> risponde ironica Manuela.
Scatta la risata generale che viene però immediatamente smorzata da un rumore improvviso. Come se qualcuno stesse battendo a tempo un'asta su un scatola di legno vuota. Un rumore molto simile ad un timer meccanico.
<<Cos'è questo... questo... cos'è?>> sgrana gli occhi Michela, dopo aver preso il braccio di Angela.
D'improvviso un orologio gigantesco, di quelli a cipolla, alto da pavimento a soffitto si vede rotolare verso le ragazze. Pesante, minaccioso e sempre più veloce.
<<Presto, tutte contro il muro!>> urla Francesca P..
<<Vedi come il Tempo ti si rivolta contro quando sei sempre in ritardo?!?>> grida senza un senso Manuela.
Angela la guarda torva, mentre Michela si toglie una scarpa sotto gli occhi increduli delle altre.
<<E' per rompere i vetri e saltar giù, proprio come ci ha consigliato Mary prima di dividerci!>> risponde lei per spiegare le sue intenzioni.
Manuela non se lo lascia ripetere due volte, così sfila via il pesante stivale del piede destro, pronta a scagliarlo. Francesca P. fa per aprire la tenda più vicina per aiutare l'amica. L'oggetto minaccioso a forma d'orologio si avvicina ancora e ad ogni metro sembra più pericoloso.
<<Ragazze sbrigatevi, rompete quella dannata finestra!>> grida Angela, raggiungendo le altre dalla parte opposta del corridoio.
Quando le quattro si voltano per guardare oltre la tenda si rendono conto con sgomento che quella che stanno per prendere d'assalto non è una finestra, ma un uscio ch'era rimasto nascosto. L'urlo spaccatimpani di Michela mette tutte in panico, così con una spallata sincronizzata Manuela e Angela riescono ad aprirlo facendo passare le altre e lanciandosi dentro in pochi secondi. La gargantuesca cipolla passa roboando. Francesca P. fa in tempo a notare sul quadrante l'enorme faccione di un coniglio col panciotto prima che Michela sbattesse la porta isolandole dall'inquietante ticchettìo.

Appena varcata la soglia della porta a sinistra, Vanessa, An, Elena e Valeria si accorgono dubbiose che le attende una scala in discesa.
<<Ah, bene! Questo architetto è un genio! Dall'ingresso alla cantina in via diretta!>> fa notare con sarcasmo An.
<<Sarà una porta di servizio... chissà che non porti altrove, invece! Una cantina sì, ma magari piena di vini d'annata!>> conclude il pensiero Elena sorridendo.
<<Ecco, magari un po' d'alcool rimetterà tutto nella giusta prospettiva!>> sbuffa Vanessa <<Dove siamo capitate?>> continua, dando voce ad un pensiero comune.
<<Oh, che pappamolli! Forza! Scendiamo e vediamo cosa ci attende!>> si fa spicciola Valeria, che ormai scende già la seconda rampa.
Lo spazio è ben illuminato da lampade dai colori caldi. Il soffitto è ad arco e a mano a mano che le giovani scendono sembra riempirsi di verdi muschi e piante. Dopo pochi minuti infatti, l'ambiente comincia a cambiare inselvatichendosi. Piante d'edera s'arrampicano sulle pareti che ora sono di pietra viva e non più stuccate, piccoli fiori viola si attorcigliano sul corrimano di bronzo e delicatissime campanule celesti scendono giù dalle lampade in alto rendendo il luogo di passo in passo sempre più incantato.
<<Ok, è pieno di muffa!>> fa An, che è in coda alla fila.
<<Muffa?>> sgrana gli occhi Elena <<Queste sono piante rampicanti rarissime...>> spiega lei esperta.
<<... muffe, rampicanti... che differenza vuoi che faccia? Quel che ho capito è che siamo in un posto parecchio umido e che l'architetto non ha pensato di adoperare materiali adatti!>> spiega saggiamente An.
<<Perché ce l'hai tanto con l'architetto? Magari chi ha costruito questo edificio non ha nemmeno chiesto il parere di un architetto!>> fa notare con sincerità Vanessa.
<<Mah, non so se sono più tentata di fargli causa o stringergli la mano!>> risponde dubbiosa la prima.
<<Ragazze, la situazione si complica!>> alza un po' la voce Valeria per farsi sentire da tutte <<Qui è pieno d'acqua!>> conclude dal capo della fila.
<<Visto? Vi avevo detto che era muffa! Altro che rampicanti!>> cantilena An, alzando gli occhi al cielo.
Le altre tre che le danno le spalle accennano un sorrisetto, ma non rispondono.
Una volta alla fine della scalinata, tutte si accorgono che ciò di cui parlava Valeria non era semplice umidità, ma una vera e propria distesa d'acqua. Gli si para davanti uno spettacolo degno delle più belle favole. La grotta sotterranea sembra essere completamente ricoperta di pietre preziose che riflettono il movimento delle acque blu cobalto. L'effetto è scintillante e riempie gli occhi delle giovani lasciandole senza fiato.
<<Oh, quanto vorrei la mia Reflex, ora!>> commenta lamentosa An.
<<Anch'io!>> concorda Valeria senza battere le ciglia per non perdere l'immagine.
Dopo qualche minuto di stupita contemplazione, Elena fa notare che per andare avanti sarebbe stato necessario bagnarsi. An non ci sta: lei vuol tornare indietro e "dirne quattro all'architetto". Così, nell'attimo stesso in cui tutte si decidono a voltar le spalle a quella meravigliosa distesa brillante - seppur vicolo cieco - Vanessa si accorge che la scalinata da cui erano arrivate non c'è più.
<<Non è possibile!>> commenta Elena.
<<Ci siamo spostate e non ce ne siamo rese conto!>> razionalizza Valeria.
<<Credete a me: la colpa è dell'architetto!>> si ostina An.
<<Ragazze non ci sono vie d'uscita!>> conclude triste Vanessa dopo avere ispezionato le pareti circostanti.

Mary, Silvia e Francesca sono state le ultime a scomparire dietro la porta destra all'ingresso della villa.
In testa alla fila la riccioluta e caparbia Mary apre la strada e senza pensare comincia a salire.
<<Ah, bene! Di qui si va di sopra, quindi!>> commenta Silvia.
<<Questo vuol dire che non potremo rompere vetri e scappare?>> chiede stridula Francesca.
<<Franci-cuor-di-leone non preoccuparti! Tutt'al più lotteremo contro camere da letto, divani e pouf!>> ride Mary.
<<Ridi, ridi! Voglio proprio vederti capitombolare giù da un primo piano mentre strani esseri ti rincorrono>> si fa cupa Francesca.
<<Quali strani esseri?>> domanda Silvia, per poi continuare <<E poi non star lì troppo a pensarci: non ti lancerai da un primo piano... - sorride - ...stiamo ancora salendo, quindi il salto sarà molto più pericoloso!>> conclude visibilmente divertita.
Mary che ormai è in cima chiama le altre a gran voce dicendo loro che l'ultima scaletta si conclude con una porta a soffitto.
<<Sarà il tetto>> spiega poi, facendo spallucce.
Temendo di doverci mettere più forza del necessario, Mary si prepara a spinger la botola, si rende però conto subito che è molto leggera. Grazie ad una rapida mossa l'anta di legno compie mezzo giro e si appoggia dall'altro lato, aprendole un varco luminoso. Pochi gradini e un bel vento caldo scompiglia la nera e voluminosa massa di capelli di una Mary ormai senza parole.
<<Ehi, lassù! Che succede?>> chiede curiosa Silvia.
Qualche secondo per assaporare ancora il profumo inebriante dell'estate e Mary risponde:
<<Venite! Non c'è alcun pericolo! E' il tetto!>> grida da sopra.
Silvia non si lascia pregare e con un abile salto si porta fuori alzando gli occhi al cielo per godersi il vento. Francesca ancora restìa sale piano i cinque gradini che la separano dalle amiche, mettendo un po' fuori la testa. Resasi conto che il panorama è mozzafiato si convince a venir fuori, superando ogni remora.
<<L'ultima chiuda la botola! Sarebbe pericolosa, altrimenti!>> dice Mary, chiudendo gli occhi a fessura verso Francesca.
Rossa in viso, quest'ultima si affretta a far ciò che le è stato chiesto, non prima di aver lanciato uno sguardo di disapprovazione a nessuno in particolare.
Ora che le tre ragazze possono guardarsi intorno si accorgono che da quell'altezza è visibile il folto bosco dal quale solo mezz'ora prima erano arrivate Francesca P. e Manuela sul loro maggiolino. La macchia verdeggiante circonda lo spazio per i due terzi, l'ultima fetta di panorama è occupata dal mare. Tutte assieme fanno qualche passo in quella direzione, lasciandosi la botola alle spalle, sapendo che quell'esplorazione non avrebbe portato frutti. Il richiamo di quell'inebriante aria di mare mista al profumo di pino è però più forte e spinge Silvia, Francesca e Mary a trattenersi sul tetto più del dovuto.
<<C'è un'aria meravigliosa quassù!>> respira a fondo Silvia.
Mary sta per replicare, ma il suo sorriso viene interrotto dal volto pallido di Francesca che ora sembra paralizzata.
<<Franci, cosa c'è?>> le chiede, sentendo un rivolo gelido attraversarle la schiena.
Francesca non riesce a rispondere, ma tende il braccio oltre le spalle delle compagne, indicando qualcosa. Le altre due fanno in tempo a girarsi, quando un coloratissimo ma non meno minaccioso pterodattilo (???) punta in picchiata verso di loro.
<<Giù... state giù!!!>> urla Silvia, lanciandosi su Mary.
L'uccello si allontana subito dopo averle superate, ma con una virata si riporta verso di loro. Silvia si rimette subito in piedi e non riuscendo più a trovare la botola d'ingresso, prende per un braccio Francesca facendosi aiutare da Mary e punta verso una piccola costruzione più in là lungo il tetto. Sembra essere un riparo sicuro.

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Non vorrete mica perdervi gli sviluppi?

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sabato 23 maggio 2015

Intrecci

Ha il colore del mare. Il suo maggiolino ha il colore del mare all'alba. E' turchese con venature rosa ruggine date dal tempo. Forse non è il più bello del mondo, ma è suo e la porta dove vuole. Un sorriso a salutare i raggi del sole che filtrano tra gli alberi e un sospiro lieve pensando a quanto sia rilassante quella strada sterrata piena di verde.
Francesca P. viaggia a velocità sostenuta e si gode il paesaggio. Accanto a lei dorme Manuela, la quale subito dopo uno scossone dato dalla strada dissestata, alza la testa e si rivolge alla compagna.
<<Siao aiiate?>> dice a bassa voce con la bocca impastata.
<<Che?>> si fa spicciola Francesca P..
<<Siamo arrivate?>> si corregge Manuela.
<<Manca poco. Qualche minuto ancora, penso... il dramma è che il navigatore ha smesso di funzionare quache kilometro fa, quindi non saprei dirti esattamente quanto tempo anco...>> Francesca P. non termina la frase che Manuela prorompe <<Ecco! Ecco! Guarda lì! Siamo arrivate!>> e sorride indicando un punto al di là degli alberi sulla sua destra.
Francesca P. segue la curva e in pochi secondi si staglia loro davanti un grande edificio coloniale color crema. L'unico nei paraggi.
<<Dev'essere quello, il posto!>> dice un po' a se stessa Francesca P..
<<Certo che sì!>> Manuela non riesce a nascondere l'eccitazione <<Dai, dai... ingrana la marcia! Non vedo l'ora di scendere!>> aggiunge.
Il maggiolino punta verso la verde cancellata e con un'agile manovra si parcheggia accanto ad una Prius blu. Un po' più avanti, rivolto al portone d'ingresso, c'è un gruppo di donne in piena conversazione. Hanno tutte un'aria familiare e gradevole. Sembrano sorridenti, alcune in fibrillazione. Francesca P. e Manuela scendono dall'auto e fanno per chiudere le portiere. Silvia è la prima a girarsi accorgendosi di loro ed anche la prima a parlare.
<<Eccovi, finalmente!>> proprompe sorridendo di gusto.
<<Vi aspettiamo da almeno mezz'ora!>> si unisce alla risata An.
<<Mezz'ora? Vorrai dire almeno due ore!!!>> continua Angela con un'improbabile serietà.
<<Ok, ok... siamo qui da ieri, ma non vogliamo farvelo pesare!>> conclude lo scherzo Vanessa facendo l'occhiolino.
<<Oh, ma che importa... venite qui, fatevi abbracciare!>> ora è Elena a parlare, visibilmente commossa.
Francesca P. è un po' stordita, ma si lascia salutare con calore da tutte. Manuela invece con gran forza vitale si lancia a baciar le altre sulle guance, quasi non le vedesse da mesi, portando un sorriso così coinvolgente da suscitare un'immensa ilarità generale.
Poi un fischio improvviso zittisce le donne immediatamente.
E' Mary a parlare, non prima di essere arrossita completamente.
<<Ehm... scusate...>> alza il fischietto come a voler giustificare il rumore assordante <<...non sapevo come attirare la vostra attenzione!>> ora sorride e rendendosi conto di aver catturato l'attenzione continua <<So che siamo tutte qui per una ragione, è una sorpresa anche per me trovarmi assieme a voi. In sincerità non me l'aspettavo! Ma una domanda nasce spontanea...>> qualcuna tossisce, quancun'altra si guarda le unghie, ma Mary porsegue coraggiosa <<...qualcuno sa perché siamo qui? Sì, insomma, conosciamo davvero la persona che ci ha invitate? Guardatevi intorno: siamo praticamente in mezzo al nulla!>> e apre le braccia indicando il vasto spazio vuoto che le circonda.
<<A dire il vero anche io mi sono posta la stessa domanda>> sopraggiunge Francesca <<tra l'altro io son stata la prima ad arrivare. Ho anche bussato al portone, ma non ho ricevuto risposta! Che senso ha farci venir fin qui e poi non presentarsi?>> conclude dubbiosa.
Si accende un brusio di sottofondo tra le astanti, le quali inorridiscono al pensiero di essere state gabbate, perdendo completamente l'allegria che fino a poco prima le accomunava. Poi una voce tra le altre si alza ben definita.
<<Ragazze, guardate la porta!>> urla Michela, invogliando tutte a voltarsi verso l'edificio coloniale <<E' aperta!>> conclude sgranando gli occhi.
Il vociare ora è insistente, ognuna ha qualcosa da dire, tutte vogliono spiegare, ma la realtà è che nessuna di loro sa esattamente ciò che sta accadendo. Frasi sconnesse si alzano impetuose, ma completamente inutili. Chiamiamola si sente inveire, non c'è campo qualcun'altra prosegue, andiamocene azzarda un'altra. Così, mentre si cerca di capire come muoversi, c'è davvero chi prende l'iniziativa e si dirige a passo deciso verso l'ingresso del grande palazzo, sfidando così la sorte o probabilmente facendo la cosa più sensata in quel contesto.
<<Vale, cosa fai?!>> le va dietro Mary.
<<Cosa faccio?>> risponde Valeria senza voltarsi <<Faccio ciò per cui son venuta qui oggi: entro e vedo cosa vogliono da me!>> e prosegue salendo i tre scalini che portano all'ingresso principale.
<<Aspettatemi, vengo anch'io!>> non si lascia pregare Francesca P..
<<Ok, ok... sono curiosa come un gatto>> ora saltella Manuela, seguedole a ruota.
E una dopo l'altra, anche tutte le altre si lasciano convincere da quel primo gesto impavido. A mano a mano si raggruppano tra le colonne che sorreggono l'architrave arzigogolato guadagnando la fresca ombra sotto il porticato. Valeria, in testa al gruppo, si accinge a spingere la grande porta bianca.

Qualche secondo per abituarsi alla penombra, Valeria fa qualche passo verso l'interno per far entrare tutte e tornato il silenzio, da fuori si ode la vocina di Francesca.
<<Bene, ragazze! Andate pure. Io e Michelina vi guardiamo le spalle!>> poi continua <<Non preoccupatevi per le vostre auto, ci pensiamo noi!>> e si schiarisce la voce, pensando sembrasse troppo stridula.
<<Sì, noi... ehm... guardiamo le auto!>> aggiunge con seria convinzione Michela.
Angela esce sul portico nuovamente e con un gran sorriso poggia le mani sui fianchi. Poi si rivolge alle due giovani <<Non avrete mica paura?>> dice.
<<Chi, noi?>> rispondono in coro e un po' troppo in fretta Francesca e Michela.
<<E' più saggio che qualcuno resti fuori...>> si fa forte Michela.
<<Certo!>> continua Francesca, per dar man forte all'altra <<Altrimenti come fate a sapere dov'è l'uscita, poi?>> quindi si corregge <<Insomma, come fate a capire sul serio che siete entrate di qui... potreste uscire da tutt'altra parte e non avere riferimenti!>> ma ormai il panico nella sua voce la tradisce, oltre al pretesto senza fondamento appena utilizzato.
Angela sorride e guardando prima una e poi l'altra fa una cosa che nessuno si aspetta. Chiama a gran voce il nome di Mary, che di corsa vien fuori, quindi facendole l'occhiolino le manda un messagio che nessun altro capisce. Quindi si dirige verso le due pavide pulzelle e rivolgendosi a Mary dice <<Io prendo la secca, tu buttati sulla smilza!>>.
Michela e Francesca non capiscono subito cosa sta accadendo, ma se ne accorgono troppo tardi, quando con uno strattone si sentono tirare prima un braccio e poi issare in spalla. Sono inutili le urla e le imprecazioni, in pochi secondi vengono messe giù sul pavimento di marmo dell'ingresso dell'enorme villa.
Un tonfo sonoro avvisa tutte che la porta è stata chiusa lasciandole al buio.
<<Suvvia, che volete che sia! Cerchiamo qualcuno e facciamola finita!>> si fa audace Vanessa avanzando a tentoni in cerca di un interruttore.

<<Qualcuno mi spiega come mai in pieno giorno non filtri un solo raggio di sole dalle alte finestre che si vedevano da fuori?>> chiede astutamente An.
<<Oh, dai... ci sarà un motivo>> spiega Silvia <<forse ci sono dei pesanti drappi o delle tende a coprire e da fuori non le abbiamo notate!>>.
<<Ok, interruttore... interruttore... dove sei, dove sei?>> è alla ricerca Manuela.
<<Pauuuuura!>> fa con voce grave Francesca P. prendendo in giro tutte.
<<Ooooh, smettila Franci!>> dice Michela poi aggiunge <<Luce, serve solo un po' di luce!>>.
D'un tratto la sua richiesta viene esaudita e una calda e accogliente lampada si accende immediatamente. Le undici donne stringono gli occhi, per poi abituarsi quasi immediatamente all'atmosfera.
Sopraggiunge quindi la delusione. Sono in un inusuale ingresso formato da quattro pareti. Una è quella dalla quale sono entrate attraverso la grande porta bianca, le altre tre pareti ospitano anch'esse delle porte. Una per ogni lato.
<<Qualcuno mi spiega quale architetto progetta una villa esteriormente così tanto figa e poi appena si varca l'ingresso spara in faccia agli ospiti tre porte, anziché un enorme sala piena di respiro?>> domanda per la seconda volta An a nessuno in particolare.
<<Beh, dobbiamo dividerci>> si fa pratica Mary <<Francesca P. tu vai con Michela, Manuela e Angela>> poi si porta il pollice e l'indice tra gli occhi, come a riflettere, quindi continua <<Vanessa, tu andrai con An, Elena e Valeria. Io invece mi prendo Francesca-braveheart e Silvia>> conclude.
<<Meglio suddividere le... ehm... forze>> aggiunge Mary prima che le altre potessero profferir parola.
<<Ok, ok... allora noi prendiamo la porta di mezzo!>> saltella Manuela.
<<Dato che siamo qui, noi prendiamo quella si sinistra.>> prosegue Elena.
<<Bene! Allora noi andremo a destra!>> chiude il cerchio Silvia.
<<Ragazze mi raccomando, questo è un piano terra... se avete problemi rompete una finestra e correte fuori!>> spiega con calma Mary, che sembra aver preso in pugno la situazione.

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Volete sapere che fine fanno queste 11 scalmanate?
Non perdetevi il seguito!

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Questo post prende spunto da un'idea di Miki Moz.
NOTA: I nomi, i personaggi, i luoghi e gli eventi raccontati sono frutto della fantasia dell'autore, pertanto eventuali riferimenti a fatti e/o persone (laddove non specificato e se già in pertinenza richiesto agli interessati) è puramente casuale. Questo testo è di proprietà dell’autore ed è protetto dalla legge sul diritto d’autore n.633/1941 e successive modifiche. Come da disclaimer presente in "A piedi nudi nel Cafè Littéraire" ne è vietata ogni riproduzione, copia, pubblicazione o redistribuzione totale o parziale previa richiesta all'autore stesso.