martedì 26 maggio 2015

Realtà di fatto

<<Ah, sì? Sapete allora io che faccio?>> riprende improvvisamente An <<Mi butto!>> e dopo essersi tolta le scarpe e aver fatto un respiro profondo, si tuffa nell'acqua cobalto.
Le altre non riescono a credere ai propri occhi. La loro compagna riemerge, si sposta i capelli fradici dal viso e ride di gusto, sventolando le braccia invitando le sue amiche a seguirla. Elena non vuole bagnarsi, quindi si ritrae immediatamente, chiede alle altre di recuperare la nuotatrice mentre ispeziona ancora le pareti circostanti. Valeria è tentata di buttarsi e per un attimo godersi quella grotta fiabesca, ma si rende conto che a nuoto non sarebbero riuscite ad arrivare così lontano; in più non avrebbe saputo come asciugarsi. Vanessa invece senza troppi scrupoli entra nell'acqua e bagnandosi quasi fino alla vita tira per le orecchie la prima, che come una bambina nel frattempo gioca con gli schizzi d'acqua.
<<Ehi! Mi stavo divertendo!>> risponde risentita An, che proprio non aveva voglia di uscire.
<<Sei matta?>> le urla Vanessa <<Non sappiamo dove siamo, non sappiamo come uscire e tu vai a farti una nuotata?>> ora è arrabbiata.
<<Ok, ok... ma calmati! Non so spiegarti, ma è come se non avessi potuto farne a meno!>> risponde quasi indifferente An <<Va bene! Cerchiamo un'altra via d'uscita. Niente acqua, prometto... anche se a me l'invito è proprio arrivato "via acqua"!>> conclude.
Le giovani si incamminano e intanto Valeria, curiosa come un gatto, chiede ad An la storia dell'invito.

"Un pungente profumo di violette e tarassaco riempie l'aria tersa mentre alcune farfalle volano libere rincorrendosi e danzando, la rugiada bagna gli abiti e il sole è ancora pallido. An, stesa sotto un'enorme quercia, è impegnata a legger di prodi cavalieri e dolci dame, di fiere amicizie ritrovate e avventure fantastiche dall'epilogo sconvolgente. Da bambina non amava i libri senza immagini, ma crescendo ha imparato a stringere la mano alla propria fantasia e divertirsi assieme a lei.
Da qualche minuto però sente che le palpebre cominciano a farsi pesanti, non riesce a proseguire e voltar la pagina, che resta fissa sotto i suoi occhi. Legge e rilegge la stessa frase per tre volte senza comprenderne il senso, quando con la coda dell'occhio una fugace macchia bianca si sposta velocemente alla sua sinistra.
D'un tratto gli occhi sono vigili e aperti. An guarda verso quel che sembra un cane che fugge in lontananza. Chiude il libro con un tonfo e si gira completamente. Stringe le palpebre ad una fessura e si rende conto suo malgrado che quel cane (?) sta saltando! Si alza di scatto e senza pensarci comincia ad inseguirlo. Bastano poche falcate per raggiungerlo.
E' un coniglio! Un coniglio col panciotto e un orologio in mano!
Assurdo! Non può essere! dice tra sé. 
Si sfrega forte gli occhi, pizzicandosi poi la guancia a volersi convincere di non star sognando.
<<E' tardi! E' tardi ormai!>>  corre il coniglio.
Parla, perfino! pensa la giovane.
Intanto, lo strano personaggio continua la sua corsa saltellante dirigendosi nel fitto del bosco, sotto pini e abeti verde scuro. An sente la fremente curiosità nascerle in cuore, non resiste e lo segue come un'ombra lungo il sentiero pieno di siepi rigogliose.
Fruga, cerca, muove cespugli e rami bassi, ma del coniglio nemmeno l'ombra..."

<<Starai mica raccontandoci la storia di Alice nel paese delle meraviglie?>> domanda Elena interrompendo An.
<<Io... ehm... beh, diciamo che provavo ad alleggerire l'atmosfera!>> sorride An, colta in fallo. Notando poi le amiche corrucciate, si fa pratica <<Va bene, non sono Alice, ma giuro che ero davvero sotto un albero, provavo a leggere, nelle orecchie avevo l'Ipod e mentre andava Paranoid Android mi sono appisolata! Credo quindi di aver sognato. Poi la pioggia m'ha svegliata e una volta a casa, nel libro che portavo con me ho trovato la busta con l'invito!>> racconta d'un fiato <<Questa è la verità!>> chiude il discorso, come a scusarsi.
E' Vanessa a rompere il silenzio imbarazzato che si sente nell'aria. Richiama l'attenzione delle altre su un piccolo foro nella parete dal quale filtra una lama di luce. Si avvicina con cautela e prova a guardarci attraverso. Pochi secondi dopo grida <<Di qui si esce! Buttiamo giù queste pietre! Sta accadendo come nel sogno che invece ho fatto io quando ho ricevuto l'invito>> spiega eccitata.

"All'imbrunire di un giorno particolarmente lungo, le ombre delle case e degli alberi - soprattutto quelli più alti - si fanno lunghe e affusolate e a tratti ricordano lunghi capelli neri. Vanessa canticchia piano le parole di Just breathe, quando i suoi due bimbi - cui tiene stretta la mano - interrompono quel momento calmo. Mentre percorrono il sentiero che li avrebbe riportati alla Baita, le chiedono ancora la storia della volpe e del piccolo principe.
Vanessa non si lascia pregare e accorgendosi di un basso muretto di pietra da lì poco distante, decide di recitar loro la storia anziché raccontarla, questa volta.
Comincia dal melo! chiede il primo, No, no.. raccontaci dell'attesa! insiste il secondo. Così Vanessa, che intanto s'era nascosta dietro al muretto, si sorprende a ridere dei suoi bambini, spiandoli da un buchino nel muro. Non sapendo quale parte recitare, grida loro la frase più bella di tutto il libro. I suoi due principini non resistono e si lanciano in direzione della mamma per abbracciarla...
Mamma, mamma, svegliati! la scuote il primo Siamo arrivati! dice il secondo. Vanessa s'era addormentata mentre in auto tornavano a casa. Papà dice che sei una dormigliona! continua il furbetto Non è vero, papà dice che sei una super-dormigliona! scherza ora l'altro. Il papà si volta verso di loro e sorridendo le fa l'occhiolino. Lei fa per uscire dall'auto e prendendo per mano i suoi bimbi si avvia verso la porta di casa, controlla la posta e tra le varie proposte pubblicitarie scorge una busta rosa con il suo nome sopra. Il timbro è a forma di volpe."

Elena è una persona moderatamente razionale e non crede a queste cose, quindi fa spallucce, poi anche lei si toglie le scarpe e comincia a "martellare" il muro di pietre infilando astutamente il tacco nel foro per allargarlo. An la segue senza fiatare e con le mani tira via i sassi che vengono giù. Guardando l'amica affaticarsi per aprire il varco, Valeria le chiede invece il motivo di tanta foga.

<<Io davvero non vi capisco>> commenta Elena <<Sono arrabbiata perché mi sento presa in giro, sono tesa perché non so a cosa sto andando incontro e ho solo voglia di tornarmene a casa>>.
Mentre dice queste parole dà un'ultima martellata decisa al muro, che crolla giù come fatto di vetro, aprendo un varco abbastanza grande perché tutte riescano a passare.
In pochi istanti le quattro si portano dall'altra parte, consapevoli di trovarsi in piena... giungla? Foresta? Bosco? Guardandosi intorno non sanno bene come definire quel luogo.
Hanno tutte perso la parola, ignare del fatto che da lì a pochi secondi uno strano animale dal muso a papera e il corpo peloso gli si sarebbe avvicinato.
L'urlo è di An, seguito da quello spaccatimpani di Vanessa, che si porta dietro anche Valeria. Elena invece con nonchalance si avvicina allo strano animale e battendo forte le mani lo allontana, guardando le altre con immensa tenerezza. E' l'unica ora a ridere, s'è lasciata alle spalle la brutta sensazione e vuole solo ritrovare la strada per tornare alla sua macchina. Si fa spicciola e con pochi comandi dà direttive alle altre tre spiegando loro che sarebbe bastato seguire il perimetro del muro per ritornare al parcheggio.
Poi d'un tratto Vanessa fa notare:
<<Elena noi eravamo scese di qualche piano sotto terra... non so se ricordi! Beh, com'è possibile ritrovarsi nuovamente al "piano strada"?>> urlando le due ultime parole un po' troppo sonoramente.
Elena ci pensa su un attimo e poi con un sorriso sicuro fa spallucce, quindi le risponde:
<<Credo che l'edificio sia costruito in pendenza, è probabile quindi che l'ingresso fosse più in alto rispetto alla strada che abbiamo fatto noi dall'interno!>> ammicca <<Non c'è altra spiegazione plausibile! La realtà può essere solo questa!>> conclude sicura.
Ma è una domanda di An che gela il sangue di tutte.
<<E se questa non fosse la realtà?>>



Questo post prende spunto da un'idea di Miki Moz.
NOTA: I nomi, i personaggi, i luoghi e gli eventi raccontati sono frutto della fantasia dell'autore, pertanto eventuali riferimenti a fatti e/o persone (laddove non specificato e se già in pertinenza richiesto agli interessati) è puramente casuale. Questo testo è di proprietà dell’autore ed è protetto dalla legge sul diritto d’autore n.633/1941 e successive modifiche. Come da disclaimer presente in "A piedi nudi nel Cafè Littéraire" ne è vietata ogni riproduzione, copia, pubblicazione o redistribuzione totale o parziale previa richiesta all'autore stesso.


2 commenti:

  1. mmmm...sempre più interessante...

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    1. Continua continua... il fatto è che ci sto prendendo talmente tanto gusto che non voglio termini più! ;)
      A partire da oggi una piccola "svolta"! :D

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