lunedì 26 febbraio 2018

[Intervista] CestaroEnrico

Siedi, ti prego, qui di fronte a me.
Chiudi gli occhi.
Assapora la luce sul viso, ascolta il frusciare leggero delle pagine mosse da uno spiffero.
Aspetta, chiudo la finestra.
Senti il profumo del legno? La morbidezza della seduta, la frescura della pelle sotto le tue mani?
Se sei a tuo agio, sei pronto per rispondere alle mie domande.

1) Hai scelto la Classic Room per un motivo specifico. Sai descrivere esattamente cosa ti ha mosso verso questa stanza? Perché non un'altra?

Ad un primo pensiero potrebbe sembrare che la modernità ed il progresso siano destinati a cancellare tutto ciò che il passato ha da offrirci, eppure più scorre il tempo più sono le persone che vanno in cerca di un qualcosa di vecchio, di consolidato, un qualcosa di tradizionale che la novità non cancellerà mai.
Il legno non potrà mai essere sostituito dal metallo, la carta non verrà mai spazzata via dal digitale, e nessuna città ultramoderna sarà mai bella quanto una Parigi o una Londra in un quadro neoclassicista.
Il Classico è un'idea, un concetto perfetto, è quel bello irraggiungibile che trasuda eleganza e freschezza, è la comodità, è la bellezza ed il benessere.
E a me piacciono le cose belle e comode.
I colori caldi, le stoffe ed i mobili pregiati mi fanno sentire a casa, mi fanno capire quale vorrei fosse il mio posto.

2) Ho una curiosità. Se dovessi parlarti di "stile" e tu dovessi spiegarmi il tuo, quali sarebbero le parole che adopereresti per descriverlo? E le primissime sensazioni legate ad esso? Quanto hai studiato per raggiungere il livello stilistico attuale? Ne sei soddisfatto?

Il mio stile? Eterogeneo.
Estremamente analitico, e talvolta puramente emotivo.
Lo scrittore migliore deve saper scrivere di qualsiasi cosa, ed io ho provato a scrivere tutto, e la cosa mi ha fatto crescere; non l'avrei mai detto, ma tentare di scrivere una storia d'amore ti rende capace di scrivere anche di guerra, come scrivere di mistero conduce al fantasy e al dramma.
Tuttavia, devo ammettere che ciò che preferisco in assoluto trattare è lo studio della psicologia di un personaggio, e pongo particolare attenzione ai dialoghi, ai termini che usano, al realismo dello scambio di battute tra due persone che si incontrano per la prima volta e che diventeranno inseparabili.
E il pensiero. Il pensiero è tutto. Se potessimo trascrivere ciò che ci passa per la mente, come sarebbe? La mia testa produrrebbe una storia costante, un continuo pensiero su ciò che sta accadendo, su ciò che potrebbe conseguirne, o su come le cose sarebbero potute andare a finire. E lo si vede in ciò che scrivo.
Non tutte le mie storie contengono i pensieri dei personaggi, non tutti i miei personaggi hanno voglia di dire ciò che provano, e alcuni sembreranno assolutamente incomprensibili, e va bene così. Li rende vivi.
Mi piace descrivere i dettagli più insignificanti, ma anche creare scene dinamiche in cui tutto avviene talmente in fretta da stordire chi legge alla stessa maniera dei personaggi della storia, passo dal perdermi nella descrizione di una stanza, dagli angoli impolverati delle mensole dove la governante non ha spolverato per ripicca verso il padrone di casa che non l'ha salutata la mattina, a poche righe che riassumono la vita di una persona.
Ho delle abitudini che non mi abbandoneranno mai, e tra queste vi è il nascondere la reale natura della storia che ho intenzione di raccontare, e di svelarla solo da metà racconto in poi, perché se c'è qualcosa che davvero non posso sopportare è la banalità.
Il mio studio è basato sul leggere libri di altri (ovviamente) e sul rileggere in continuazione ciò che scrivo.
L'autocritica mi ha portato dove sono oggi, ma se dicessi che sono soddisfatto allora ammetterei anche di non avere intenzione di migliorare. Quindi probabilmente non sarò mai soddisfatto da ciò che scrivo.

3) Senti di potere attingere dal passato? Puoi condividere con noi un estratto della tua opera che possa definirsi frutto del tuo bagaglio esperienziale personale?

Un frammento di storia importante per me, nessuna conversazione, nessun avvenimento, solo un racconto nel racconto.
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"Gli alberi fischiavano. Chi l'avrebbe mai detto.
Erano le corde vocali della savana, le sue labbra d'erba e i denti d'acacia producevano quel suono acuto e allungato che sembrava non possedere né inizio né fine, lo chiamava a sé come un padrone farebbe col proprio cane da compagnia, o come un'amante col proprio amato, preferiva pensare lui, e lo fissava affamata col suo singolo occhio di fiamme che si alzava piano dall'orizzonte, colorando il paesaggio di rosso sangue e poi di un arancio artificiale e freddo, trasmettendogli la sensazione e il dubbio di trovarsi all'interno di un sogno.
La terra fischiava, ma nessuno ascoltava quel suono. Le antilopi, sempre in stato di allerta, che mangiavano a testa bassa e ruotavano le orecchie facendo finta di niente, tentavano di ingannare il vento; ascoltavano, ma non davano all'aria la soddisfazione di girarsi a guardare. Se lo facevano per abitudine, perché continuare a girare le orecchie? Perché non ignorarlo e basta?
(...)
Lo sfavillio di un corso d'acqua qualche chilometro più in basso lo raggiunse, abbagliandolo e infuocandogli il volto.
Da due mesi erano in marcia, una lunga carovana alla ricerca di chissà quale leggenda, giorni passati in silenzio mettendo un piede dietro l'altro pregando di arrivare vivi all'accampamento successivo; l'Africa non li avrebbe perdonati per come la stavano attraversando senza ritegno, senza rispetto, senza fede.
Ma quale fede? Quale delle tante fedi?
Respirò a pieni polmoni, memorizzò l'essenza di quel luogo. L'ultima volta aveva un odore differente, come le altre tappe del loro viaggio.
Ancora sentiva in bocca il sapore del Sahara, sapeva di gomma masticata staccata direttamente dai tronchi aspri e quasi completamente privi di corteccia, sapeva di sete, polvere e sabbia, di cuscus condiviso dagli Imazighen, i Berberi, che li avevano ospitati per due settimane. Portava ancora addosso l'odore del Marocco, e nella memoria non lasciava morire il ricordo dei suoi colori.
Continuava a pensare al Sahel, la Savana Spinosa, che avevano attraversato con così tanta difficoltà.
Ripensava ai leoni, che si avvicinavano sempre di più, e li fissavano pazienti da lontano passandosi la lingua sui baffi e sui grossi canini acuminati e candidi; la loro dieta di morte li teneva in forma. Non sapevano che l'uomo che cacciavano seguiva i loro stessi princìpi alimentari"

4) Qual è il personaggio all'interno della tua opera che ha maggiormente suscitato la tua più preziosa emozione? Riesci a descrivere il momento in cui ne è nata l'ispirazione?

Potremmo discuterne.
Il protagonista è indubbiamente unico, anche se ad una prima occhiata sembrerebbe nato da un'idea banale, ma dal semplice concetto del detective inglese che risolve casi di scomparsa è diventato un investigatore capace di risolvere crimini terreni e non.
Nasce per strada, cresce nella povertà vivendo di piccoli furti, la morte del padre per cui non provava affetto lo cambia per sempre. La madre scompare, e questo lo porta a viaggiare da una parte all'altra del globo, mettendolo in contatto con culture diverse, lingue e paesi dove la magia esiste ancora. Maledetto in Africa, incapace di uccidere, testardo e sempre irrimediabilmente buono, contrario alla violenza e all'omicidio, sempre in cerca di un modo per risolvere la situazione in maniera pacifica. Incapace di impugnare una pistola, non fuma, non beve, non è volgare e ostenta una nobiltà ed una eleganza di sua invenzione che non gli è stata insegnata, e che non è altro che un collage di informazioni che ha raccolto negli anni.
Un personaggio che nasconde più di quanto non faccia trasparire.
E' lui il personaggio che più mi emoziona, ma mi ci è voluto del tempo per svilupparlo, all'inizio era un semplicissimo detective senza personalità. La sua storia lo ha reso ciò che è.
Ciononostante si contende il titolo di miglior personaggio assieme ad una coppia di anziani che a malapena descrivo nel capitolo 15, di loro si sa solo che hanno perso una figlia, e che la donna si ritiene una strega. Eppure, dopo così poco lavoro sul loro passato, seppure compaiano per poco e non facciano altre comparse nel resto della storia, possiedono qualcosa di unico, e lo dimostrano ampliamente quando una volta minacciati non mostrano paura, e non provano nemmeno a difendersi a vicenda. Nascondono una tristezza tutta loro, indescrivibile, che supera tutti i drammi raccontati per filo e per segno nel resto della storia.
E se sono riuscito in ciò che volevo fare, cioè dire qualcosa senza usare alcuna parola, allora posso dire che loro rappresentano i personaggi più profondamente caratterizzati dell'intero romanzo.

5) Vòltati indietro e pensa all'autore che eri un anno fa. Guardalo negli occhi. Cosa ti dice? E tu, come pensi di rispondergli?

Il me passato mi guarderebbe e mi direbbe "Sono uno scrittore eccezionale, a vent'anni ho raggiunto un livello invidiabile e devono solo scoprirmi"
Sarei breve.
Probabilmente gli tirerei un pugno.
E aggiungerei un bel: "Cresci, idiota"

6) Se potessi possedere un solo e unico talento, quale sceglieresti? Perché?

Mi basterebbe saper dire la cosa giusta al momento giusto.
Quante cose sarebbero andate in maniera diversa se fossi stato in grado di farlo ogni volta che occorreva, e dato che sto cercando di ottenere quest'abilità per conto mio saprei già come utilizzare tale talento.

7) Un autore e un'opera (non necessariamente appartenente all'autore che citerai), che ti sono stati di particolare ispirazione nella vita. Chi saresti oggi, se non li avessi "incontrati" sul tuo cammino?

L'autore è Philip Pullman, mi ha insegnato la vera natura del fantasy; lessi la trilogia della Bussola d'Oro (Queste Oscure Materie) ad un'età a cui non avrei dovuto avvicinarmi ad un genere così tetro e profondo, ma i mondi da lui creati e quella sua idea di fantascientifico/fantasy/realistico di cui non si distinguevano i contorni mi hanno aperto gli occhi.
Poi di recente ho scoperto Neil Gaiman, leggendo il suo "American Gods" (e no, non l'ho fatto per la serie televisiva), e mi sono bastate poche pagine per capire quanto ancora avessi da imparare. Poche pagine, e ho dovuto cominciare a scrivere qualcosa di nuovo, qualcosa in cui integrassi tutte quelle scoperte così scontate di cui non sapevo ancora nulla. E nasce così Sky and Sand, un'opera nuova per me, con uno stile che non avevo mai provato, ed una trama creata anni prima per la quale non avevo le capacità necessarie ad iniziarla.
Il Caso Maghnet non è il risultato di tutte le mie scoperte, è il frutto di uno sviluppo fatto in parallelo alla mia costante ricerca di qualcosa di nuovo, e lo adoro anche per quello.
Non è la prima volta che affermo che l'opera della quale ho deciso di discutere non è la mia migliore opera, ti stai chiedendo allora perché ti ho proposto proprio questa? Normalmente, una persona comune cercherebbe di mostrare il meglio di sé.
Diciamo questo: Il Caso Maghnet è ciò che sono ora, Sky and Sand è ciò che diventerò, e un'altra opera non presente online, "Il ragazzo che portava il Buio", è ciò che voglio diventare.
Perché questo è ciò che ho in mente per il mio futuro.

8) Hai a disposizione un solo aggettivo per descrivere la tua opera e convincere i lettori ad incuriosirsi. Quale sceglieresti? 
 
Intrigante.
E' un susseguirsi di indizi che sembrano non avere correlazione logica, perché sebbene sia un'avventura fantasy-paranormale con accenni di azione, la storia continua a girare attorno alla misteriosa morte di un uomo, e quello è il filo conduttore della storia.
Quindi si, credo che i lettori non faranno che chiedersi cosa diavolo sia successo, e faranno mille teorie che non si avvicineranno minimamente alla realtà, e va bene così. Significherà che avrò avuto successo nel mio intento.

9) Pensi di poter descrivere l'attimo esatto in cui hai capito di voler essere uno scrittore? Raccontamelo.

Ah!
Beh, considerando che scrivo dalle elementari non è facile, tuttavia pensandoci ... un giorno mi svegliai.
Letteralmente.
Vado a letto la sera, mi addormento, sogno una scena con dei mostri.
Mi alzo.
Mi piazzo davanti al computer e senza dire niente a nessuno, inizio a scrivere.
E ricordo il pensiero: "Dopotutto, perché no? Chi dice che non posso scrivere anche io?"
E lì, realizzai.
Quanti anni e quanta strada da allora, e chi avrebbe mai detto che sarebbe stato così difficile.
Eppure non avrei potuto desiderare una passione migliore.

10) Ultima domanda. Sapresti distinguerti da chiunque altro e darmi dimostrazione del tuo talento nella scrittura? Prego, lo spazio è tutto per te...

Ora ci divertiamo.
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Volevo spegnere il cielo, e questo è ciò che ho fatto.
Non è stato difficile, è strano che nessuno ci abbia mai pensato prima, eppure proprio io l'ho fatto per primo. Molti si chiederanno come è potuto accadere.
Ero stanco, soffrivo, pensavo al giorno dopo e non volevo arrivasse.
Quanta miseria per una persona sola.
Così ho risolto il problema in una maniera tutta mia.
"Se non sorgerà il sole, non dovrò preoccuparmene"
E click.
Ho premuto l'interruttore.
Il sole si è affievolito, è calata l'ombra sul mondo, il sipario si è chiuso e si sono spenti i riflettori, niente applausi agli attori, la scena non è ancora finita. La scena non finirà mai.
Non voglio fiori lanciati ai miei piedi, non voglio recensioni, né voglio fare l'inchino. Che il teatro si svuoti, resterò qui in piedi.
Ora il mondo è buio per tutti, e dopo gli ultimi rantoli del resto dell'umanità finalmente ci sarà il silenzio che cercavo.
Un'ultima parola prima dell'oscurità?
Beh, se volete sapere la mia... cosa? Aspetta.
Aspettate ...
...
...
...
.
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Strano e deprimente, quello che piace a me.

Grazie infinite per il tuo tempo.

[Valutazione] Il Caso Maghnet - CestaroEnrico


Nome dell'opera: Il Caso Maghnet
Autore: CestaroEnrico
Genere:
Mistero/Thriller
Valutazione: primi 5 capitoli
Lettura: primi 10 capitoli
Punteggio: 70/100

1) GRAMMATICA 2/25
Gli errori (tutti, tranne le segnalazioni sulla punteggiatura) verranno sommati. Il gruppo che comprenderà quelli di sintassi sarà moltiplicato per 2, di semantica per 1,5, di ortografia per 1. Una volta ottenuto il risultato esso sarà arrotondato per eccesso e in decimi sottratto al punteggio pieno di 25. In questo modo si darà maggior peso agli errori di sintassi, a seguire a quelli di semantica, in coda gli errori di ortografia.

Commento
Ciò che penalizza maggiormente questa opera è la punteggiatura. Adoperata in modo errato impedisce la corretta comprensione dei concetti, delle idee espresse, della volontà dell'autore. Errori macroscopici non sono tuttavia presenti e nonostante il punteggio rilevato in base alla semplice somma delle segnalazioni, l'autore è ben consapevole delle capacità che possiede. Tanto consapevole da permettersi distrazioni e refusi inutili. Di seguito il dettaglio.

Punteggio
Sintassi: 59 x 2 = 118
Semantica: 1 x 1,5 = 1,5
Ortografia: 109 x 1 = 109
Tot: 227,5 = - 23 punti

- Sintassi (errori evidenziati in numero) 6 (ridondante ripetizione a distanza troppo ravvicinata e mancata sostituzione adeguata)
1 (uso scorretto di un articolo indeterminativo)
20 (uso improprio della "d" eufonica)
1 (pronome relativo troppo lontano dal soggetto cui si riferisce + cambio repentino del soggetto all'interno della medesima frase, che impedisce una corretta visualizzazione di ciò che sta accadendo)
1 (uso della forma passiva dei verbi impedisce la corretta coordinazione tra pronome relativo e soggetto cui si riferisce)
1 (pronome relativo troppo lontano dal soggetto cui si riferisce)
2 (mancata concordanza di soggetto e predicato)
3 (avverbio di negazione di troppo)
3 (errore "si" in luogo di "sì")
2 (scissione di un complemento preposizionale)
2 (mancata concordanza di genere dell'articolo al termine cui si riferisce)
1 (congiunzione avversativa adoperata in modo improprio)
1 (preposizione semplice di troppo)
2 (errore in un tempo verbale)
1 (errore di una preposizione a introdurre una subordinata implicita)
2 (in quanto riferentisi a nomi tipici di modelli di cappello e non così d'uso comune, sarebbe utile al lettore leggerne l'appellativo segnalato in corsivo, almeno la prima volta. Le successive sarà possibile ometterlo)
1 (mancata concordanza di complementi)
1 (in quanto riferentesi a un soggetto mai citato in precedenza, seppur sottinteso "il fucile", è preferibile il corsivo per il termine usato in modo sostantivato "il canne mozze")
2 (il segno di interpunzione precedente al periodo rende la frase sconclusionata da un punto di vista strettamente sintattico)
1 (circonlocuzione contorta: mancanza del complemento adeguato con conseguente relativa senza senso)
2 (errore nei tempi verbali: mancata consecutio)
1 (mancato corsivo per la pronuncia del nome citato "Airìn")
1 (mancato uso del corsivo per termini non entrati a far parte della nostra lingua)
1 (manca un articolo)

- Semantica (errori evidenziati in numero)
1
(uso impreciso del significato di un termine)

- Ortografia (errori evidenziati in numero)
94
(refuso, c'è uno spazio di troppo prima o dopo i puntini di sospensione in un uso scorretto di questo segno di interpunzione)
1 (manca una maiuscola)
1 (errore ortografico per "venga rifornirlo" in luogo di "venga rifornito")
1 (refuso, c'è una maiuscola di troppo)
1 (refuso, per un paio di righe c'è l'uso del grassetto improvvisamente adoperato e senza alcuna particolare funzione)
1 (refuso per "solcate" in luogo di "solcata")
1 (refuso per "una ridicolo" in luogo di "un ridicolo")
1 (refuso per "non le era" in luogo di "non lo era")
1 (refuso per "la traiettorie" in luogo di "la traiettoria")
1 (refuso per "facevano parti" in luogo di "facevano parte")
1 (refuso per "Coma" in luogo di "Come")
1 (refuso per "una traiettorie" in luogo di "una traiettoria")
1 (refuso per "erano aperto" in luogo di "erano aperte")
1 (refuso, c'è uno spazio di troppo)
1 (refuso per "nonstop" in luogo di "non-stop" o "non stop")
1 (lapsus, per "la voce di Byron" in luogo di "la voce di Brynmor") 
(non contati)(L'accezione britannica vuole che "Mr." e "Mrs." non siano seguiti dal punto. L'accezione americana invece li richiede)

- Punteggiatura
(Rilevati alcuni errori nell'aggiunta di virgole ad anticipare particelle di negazione e/o congiunzioni coordinanti)
(la mancanza della punteggiatura adeguata impedisce di comprendere appieno il senso di periodi estremamente lunghi)
(vi è la totale mancanza della punteggiatura a conclusione di ogni discorso diretto anche finito e non solo utilizzato all'interno della narrazione)
40 (uso del segno meno, in luogo del trattino lungo alto corretto a delimitazione dei pensieri)

2) LINEARITÀ DEL TESTO 23/30
Per ogni gruppo, verrà assegnato un punteggio in decimi, spiegato all'interno della valutazione. La somma del punteggio di ogni gruppo corrisponderà al voto finale per questo parametro.

- Coerenza interna 7/10
Ho rilevato alcune scorretezze evidenziate sotto un punto strettamente formale, nulla ha però impedito il corretto scorrimento del testo. Le segnalazioni mettono in luce alcune mancanze che però non creano buchi nella storia. Di seguito alcuni dettagli.
- Cap 1: "Gli era stato consigliato di portarsi un cappello scuro ed elegante e, trattandosi di una persona perfettamente in grado di capire quando ascoltare il consiglio di un venditore ambulante e quando ignorarlo, aveva deciso di acquistare un paio di calzini scuri e lunghi di lana, sperando che gli tenessero al caldo i piedi."
In questa frase è un po' come se mi si raccontasse una storia a metà. Si parla dell'urgenza - nata dal consiglio di un venditore ambulante - di possedere un cappello scuro ed elegante, ma di contra si sceglie di dare al lettore un epilogo completamente differente. Non solo non mi si spiega per quale motivo il consiglio dato a Bryn non sia valido, ma nemmeno viene detto cosa ne è stato di tal consiglio (tipo, "ho scelto di non seguirlo"), infine però è aggiunto che Bryn ha acqusitato un paio di calze di lana. Ora, questo venditore ambulante quale motivo avrebbe di consigliare un cappello scuro ed elegante se non fosse mosso da sincerità?
Perché tu ambulante elargisci addirittura i dettagli "scuro ed elegante", se vuoi solo vendere la tua merce?
E io Bryn, che ho capito che vuoi solo speculare (se no, quale sarebbe il motivo che mi induce a credere che il consiglio non sia valido? 1) non ne so più dell'ambulante o 2) penso che l'ambulante voglia fregarmi), non te lo compro il cappello, ma non ti compro nemmeno le calze. Nella realtà una cosa simile avrebbe dell'assurdo. Un venditore ambulante se vuole vendere, decanta ogni suo oggetto come utilissimo, non uno solo. E io compratore non do peso a quel che dice ma compro solo ciò di cui ho bisogno. Ciò che stona è la peculiarità del consiglio (perché proprio quello? E perché solo sul cappello?) e il rifiuto sicuro dello stesso, come se il nostro investigatore avesse visto qualcosa che non dice (argomento scorretto, perché alla fine si scopre che aveva fatto una pessima scelta).
L'autore mi sta inducendo a soffermarmi su troppi dettagli che non spiegherà o meglio, se è vero che questi dettagli sono utili, allora mi sta inducendo a pensare che lo stupido qui sia proprio Bryn. Quindi io lettore ho colto molto più di quanto non abbia colto Bryn, quindi sono più avanti di lui! Mi stai perciò dicendo che Bryn non merita il mio rispetto, perché è un fessacchiotto? No, non credo si volesse far passare questo messaggio.
- Cap 1: imprecisione. Bryn non può scoprire che l'ombrello è pieno d'acqua aprendolo, gli basterà alzarlo sopra la testa perché l'acqua cominci a defluire verso il basso. Non farà in tempo ad aprirlo, che sarà già fradicio. E comunque se dovesse scoprire che è pieno d'acqua dopo averlo aperto (perché magaro lo rivolge verso il basso), saprebbe evitare come versarsi tanta acqua addosso, avendolo scoperto prima di averlo tirato su.
- Cap 1: "Mrs. Blaskov". Il cognome della signora ha radici slave, comunque russe, orientali. In quanto tale, correttezza vuole che i cognomi siano concordati per genere e declinati a seconda della persona cui sono effettivamente assegnati. La "Signora Blaskov" pertanto possiederà un cognome che richiede una desinenza declinata al femminile. "Mrs Blaskova" ne è il risultato corretto, il suo eventuale padre sarebbe stato "Mr Blaskov".
- Cap 1: "le motivazioni che lo portarono a scegliere [...] erano due". Dato l'elenco successivo a una tale introduzione, ci si aspetta di leggere due motivazioni, appunto. Invece veniamo solo a conoscenza del fatto che il massimo cui si poteva aspirare per una cittadina non turistica era di trovare un letto rimediato in casa di una residente. In second'ordine veniamo a conoscenza che la residente ospitante sappia anche cucinare il fish and chips. E visto l'odio per il piatto succitato, appare effettivamente incoerente parlare di due motivazioni utili alla scelta. Ne si intravede una sola e seppur si volesse viaggiar di fantasia e cercare una seconda nel fish and chips, essa apparirebbe mancante di solidità, dato che per il protagonista tale piatto tipico non è assolutamete un plus incentivante.
- Cap 1: Mrs. Blaskov viene chiamata, durante la sua primissima descrizione, quale "miss". Si ritiene pertanto che la signorina di cui sopra, seppur di mezza età, non sia ammogliata. Appare quindi scorretto l'utilizzo del "Mrs." a introdurre la donna, poiché quest'ultimo nell'accezione britannica viene utilizzato solo per le donne sposate. Sarebbe utile adoperare un più corretto "Miss" o un abbreviato "Ms".
- Cap 2: appare sinceramente inverosimile che, seppur trainata da più cavalli, la carrozza abbia percoso in soli dieci minuti "chilometri e chilometri". Per quanto storicamente si possa fare riferimento a un cavallo al trotto (circa 7km/h) o al galoppo in velocità media (condizione che si può mantenere per un tempo molto breve), si presume che dato il carico da trasportare pesante e notevolmente rallentato dalla pioggia, non si possa aver superato più di 8-10km/h. In dieci minuti si sarà pertanto coperta una distanza di 1,5km, massimo 2. La dicitura quindi di "chilometri e chilometri" appare sproporzionata in quel contesto.
- Cap 2: "un'unica strada lastricata di rocce e solcata dalle ruote dei carri" appare quantomai improbabile che una strada lastricata di rocce possa essere solcata dalle ruote dei carri. Data la durezza delle pietre, è difficile che ruote di carri possano solcarle addirittura, seppur in centinaia di anni. Si vedano le antichissime strade romane, ancora perfettamente intatte (!) dopo migliaia di anni.
- Cap 5: è sconcertante che Corvo abbia poggiato la pistola sulla spalla di Bryn e fatto fuoco a pochi centimetri dal suo orecchio, senza che questi possa aver minimamente subito danni all'apparato uditivo!
- Cap 5: un fazzoletto di seta bagnato è difficilmente scivoloso come lo sarebbe da asciutto.

- Capacità espressiva 8/10Inutile girarci attorno: la consapevolezza delle proprie doti a volte genera dei mostri, altre delle piccole gemme. C'è un'età in cui si ritiene di aver compreso appieno ogni singola sfumatura della materia cui ci si sta approcciando, solo perché probabilmente risultà facile crearne dei buoni risultati. Il minimo lavoro comporta alla fine prodotti al di sopra della media... figurarsi se ci si impegnasse a fondo!
Ho rilevato una buonissima base naturale. Un talento spontaneo e fiorente. Qualcosa che non si può apprendere se non lo si possiede, corredato in questo testo dalla solita "sì, ma non si impegna". Ecco cosa c'è in quest'opera. C'è un immenso potenziale. Immenso. Lasciato seccare al sole perché non innaffiato abbastanza (nonostante la pioggia - sic!). Ottime le descrizioni, seppur troppo spesso inconsistenti a riempimento fumoso sol per generare conflitti nel lettore. Viceversa, sono presenti elementi talmente evidenti di ciò che NON si vuole dire, che alla fine si impara presto a distinguerli. Ogni personaggio è perfettamente delineato e veste panni specifici senza mai perdere di vista la propria individualità. Complessivamente l'autore è stato grandemente capace di mettere a fuoco ogni personalità, aiutando il lettore a calarsi nella storia.

- Definizione dello stile 8/10Lo stile c'è, seppur non corredato dallo studio pregresso di ogni microgranulo di polvere presente nella storia. In alcuni tratti viene abbandonata la forma pensata, favorendo costrutti troppo semplici a conclusione di un pensiero complesso. Sono cadute di stile che non ho amato, poiché risolvibili con pochissimo.
Ho amato invece tantissimo l'ironia di fondo: il sottile humor che ha permeato l'intera storia mi ha piacevolmente colpita in ogni capitolo.

3) CONTENUTO 25/25Cercherò di assegnare un punteggio quantomai coerente con uno dei quattro gruppi sopraccitati. Una volta assegnato un gruppo (Scarso, Sufficiente, Buono, Eccellente), segnalerò le motivazioni per attribuire un punteggio piuttosto che un altro all'interno del range di riferimento. Il numero che verrà fuori sarà il risultato di un'analisi, per quanto possibile, oggettiva. 

- Eccellente
Il contenuto è assolutamente completo. Storie come questa appartengono a un genere specifico che richiede un grandissimo studio pregresso. Venga esso sviscerato per amore o per dovere. Mi piacerebbe però scommettere su questo autore e tentare di indovinare che non è stata svolta una sola ricerca in modo forzato, non una sola per il puro lavoro, ma che tutto sia nato per sincera passione. Ho letto descrizioni, esternazioni e condivisioni troppo personali a spiegare teorie, nozioni e dettagli, che mi è parso di "vedere" in questa storia una raccolta più o meno intima di ciò che occupa maggiormente la mente del suo autore.
Ambientazione
L'autore è stato in grado di rendere visibile qualuque posto in cui abbia messo piede. Come se io stessa mi trovassi a calpestare quei pavimenti, tappeti o lastricati, notassi le rifiniture, mi guardassi in uno specchio e mi sentissi osservata dalle numerose maschere appese proprio in quel pub.
Descrizione personaggi
Eccellente la definizione caratteriale di ogni personaggio raccontato. Non viene dato estremo spazio al non detto, allo psicologicamente indotto, perché ciò che accade è frutto di elucubrazioni mentali riflettute e poi dette. Non sono presenti condotte ambigue dei protagonisti, così come è raccontato tutto sotto la luce della prorompente personalità di ognuno, seppur troppo spesso abbiamo avuto accesso ai pensieri del solo protagonista Bryn. Non c'è un personaggio banale, non uno fuori luogo. Ogni figura precostituita possiede una specifica motivazione a essere lì, sia in senso fisico che in senso comportamentale.
Emotività
Il punto di vista è stato relegato a quello della narrazione onnisciente in terza persona, eppure ampio spazio è stato dato al pensato di uno solo dei personaggi: quello principale, Bryn. Il costrutto creato è di un doppio POV dal quale riusciamo a cogliere dettagli più di chiunque altro soprattutto immedesimandoci maggiormente nell'investigatore. Pertanto siamo a conoscenza delle sue impressioni su luoghi, persone, azioni, fatti. Conosciamo parte delle sue paure, i suoi valori e speculazioni. Tanto basta per la lettura dei primi dieci capitoli, dalla quale è emersa una buona volontà da parte dell'autore di distribuire non sempre equamente le rivelazioni. Ciò ha permesso al lettore di empatizzare maggiormente con Bryn, capendolo, piuttosto che con chiunque altro.
Narrazione e azionePiena, motivata e ingegnosa. La narrazione viaggia su una strada piena piena di dossi. Non lascia mai il lettore tranquillo né mai lo rasserena che possa diventarlo. Le azioni sono molto ben delineate, chiare, dirette. L'autore si sofferma anche su ciò che il lettore potrebbe non aver inteso, spesso però inciampando nell'errore più banale di dirgli troppo. Nonostante ciò ho apprezzato enormemente il susseguirsi degli eventi mai noiosi.

4) COMMENTO PERSONALE 20/20 
 
Il mio voto è un 10 pieno pieno.
Questa storia rispecchia esattamente tutto ciò che amo in un libro. Realtà, mistero, ironia, pericolo, puzzle, ma soprattutto talento.
Revisionata alla perfezione e raccontata così come si conviene a questo autore, ho il presentimento possa dare molto alla lettura. Non si ha mai abbastanza di rompicapi mentali per mettersi alla prova, così come non si legge mai abbastanza di una purezza, un candore di fondo che ricordano quanto l'animo umano possa essere ben strutturato e sano. La figura tipicamente positiva che si contrappone all'oscurità, non mostrando altri che il proprio valore durante la ricerca spasmodica del "colpevole".
Questa è la lettura che amo, questa è la tipologia di "eroe" di cui voglio leggere. Intelligente, speciale, caparbio, sicuro di sé solo quando sa di poterselo permettere.
Non ne verrei mai a noia e mi rammarico davvero tantissimo non vi sia una cura certosina di quest'opera, mi strapperei i capelli per lo spreco.
Bisogna che si studi tantissimo sulle potenzialità della nostra lingua. Bisogna capire a fondo perché esistono determinate regole e soltanto dopo averle fatte proprie, scegliere volontariamente di raggirarle. Ma dovesse accadere, il lettore lo saprà. In questo caso no.
Il mio voto sarebbe dovuto essere bassissimo, quale monito di ciò che potrebbe accadere se non si lavorasse alla propria storia da ogni angolazione (sia essa formale, contenutistica, grammaticale). Ma io non sono qui per far da insegnante o scrivere di vita.
Il testo mi è piaciuto e ha toccato corde personali in modo spontaneo; è una storia che leggerei in ogni momento, che mi trascina via in un mondo alla "Wild Wild West" impossibile e possibile insieme. Il moderno Sherlock Holmes di cui si ha sempre un così necessario bisogno.
Dannazione, CestaroEnrico, io esigo che tu corregga come si deve quest'opera, la proponga a una casa editrice e ti faccia pubblicare, così che io possa leggerti: carta e inchiostro tra le mie mani!
Complimenti.

lunedì 19 febbraio 2018

[Intervista] Surya_Asu

Non trovi che questa stanza sia una vera e propria ispirazione?
Sono felice di averti qui tutta per me, oggi. E sono curiosa di sondare gli aspetti più autentici della tua mente.

Ciao, sono felicissima di essere qui, la vista sul giardino è fantastica. Possiamo metterci fuori e chiacchierare all'aperto? Ho portato bibitegassate e patatine. 

Fantastico, sapevo non mi avresti delusa, e non per bibite e patatine! :)
Siamo pronti? Allora vado con le domande!

1) La Bohemian Room è una tra le stanze più "originali". Quella in cui è possibile esprimere se stessi a tutto tondo, e contemporaneamente domandarsi come fare per imparare qualcosa di nuovo. Come migliorare. Ebbene, riesci a spiegare il legame nato con questo luogo? Cosa ti ha spinta a sceglierlo? Perché?

Faccio un preambolo sulla libertà di espressione: chi più e chi meno, tendiamo a essere vincolati dall'ascoltatore nella scelta di ciò che diciamo. Anche quando siamo sinceri, spesso ci scopriamo a dire solo una piccola parte di ciò che pensiamo. Per uscire dall'astrattismo ti faccio qualche esempio: puoi dire, a chi ti invita a una cresima, che l'idea di assistere a un rito religioso ti causa delirium tremens? Puoi dire, a chi sostiene che le spese folli di certi ricconi siano insulti alla povertà, che forse anche il nostro stile vita non è molto rispettoso dei meno fortunati? Puoi dire a chiunque che, quando mangi carne, ti senti tremendamente in colpa per esserti cibato di una creatura innocente? Certo lo puoi fare. Ma, a meno che non sei tanto fortunata da beccare la persona che la vede come te, pochi ti chiederanno "Perché lo pensi?". Hai molte più probabilità di scatenare ilarità superba o, peggio, ira funesta. Vorrei che fosse possibile avere un confronto civile sempre, anche su temi delicati o controversi, ma difficilmente trovo tanta apertura. Cose come il conformismo, l'assenza di curiosità e il pensare tramite ciò che si è sentito dire, senza analizzarlo con la propria testa, mi danno un gran senso di desolazione. La Bohemian Room mi ha offerto la possibilità di uscire, per un po', da questa condizione.

2) Parliamo di realtà e interpretazione della stessa. Credi che uno scrittore debba necessariamente apprendere dall'esterno per poter comunicare uno stato d'animo? La realtà interiore di un autore può avere interpretazioni differenti a seconda del lettore o credi che l'interpretazione sbagliata sia una mancanza nei suoi riguardi?

Secondo me uno scrittore deve assolutamente essere un buon osservatore. Più si conosce ciò di cui si parla, più si è efficaci. In riferimento agli stati d'animo, trovo che una marcia in più venga dall'empatia. Se uno scrittore riesce a portare dentro di sé le emozioni che osserva, allora sarà semplificato nel compito di analizzarle, elaborarle e trasmetterle a chi legge. Ogni lettore poi può interpretare in maniera differente. Ci sono tanti fattori individuali che influiscono sul modo in cui si recepisce qualcosa: la personalità, il mood del momento, valori, credenze...
L'abilità dell'autore credo stia nel dare intensità, piuttosto che una chiave di lettura. Per me, quanti più significati vengono attribuiti a un opera, tanto più l'autore ha lasciato un segno. 

3) Cosa sai fare meglio di chiunque altro?

Sono bravissima a trasformare le catastrofi in occasioni di crescita e a trovare qualcosa di cui ridere nei momenti più improbabili. Sono anche imbattibile nel fare figuracce, te ne dico qualcuna: una volta, per esempio, mi sono schiantata contro una vetrina. Era così pulita che mi sembrava fosse una porta aperta; le facce delle commesse del negozio sono state impagabili. Ricorrente il tentare di aprire l'auto di qualcun altro scambiandola per la mia (quando accade spunta sempre il proprietario). Al supermercato mi capita spesso di soffiare il carrello della spesa al malcapitato di turno. La mia specialità però è inciampare, perché già che ci sono mi piace rendere teatrale la scena: urlo e mi aggrappo a chiunque o qualunque cosa mi capiti a tiro.

4) Potessi incontrare uno dei personaggi della tua opera, chi sarebbe? Faresti o diresti qualcosa che possa condizionarne il futuro?

Non ho alcun dubbio: incontrerei Frank! È un personaggio secondario che compare a storia inoltrata, un uomo che ha preferito l'isolamento all'ipocrisia del suo tempo. È un tipo completamente fuori di testa, un pessimo esempio per alcuni versi. Però amo la sua leggerezza, lui è quello che smorza i toni drammatici della narrazione, che fa o dice continuamente qualcosa di stupido. Trascorrerei ore insieme a lui a disquisire di sciocchezze, a far fluire tutto quello che mi passa per la mente, senza la necessità di sforzarmi per dare sempre un senso compiuto a ciò che dico. Lo inviterei a conservare in vita i suoi pochi neuroni, e a cercare qualcosa di più appagante dello 'sballo' (sì, è fuori di testa perché è un consumatore di stupefacenti): ce ne sono tantissimi di modi straordinari per uscire dalla noia e riempire la vita.

5) Credi di essere preparata per la scrittura? Di avere talento in quest'arte? Sai dimostrarlo?

No, non sono pronta purtroppo, ho ancora moltissimo da imparare. Però penso di aver fatto passi da gigante da quando ho iniziato a scribacchiare e mi sto impegnando per fare ancora qualche altro passetto. Di certo ho un modo peculiare di osservare e interpretare la realtà quindi, forse, potrei dire qualcosa di nuovo. Chissà... La dimostrazione di ciò che ho detto credo sia nella storia che hai recensito per l'incontro e in alcuni racconti che ho pubblicato in una raccolta sempre qui su Wattpad; due di essi li ho scritti molto tempo fa e mi è stato fatto notare che si vede la differenza... 

6) Se un tuo lettore ti definisse "maestra", ne saresti maggiormente lusingata o inorridita? Senti di poter diventare per qualcuno mentore, guida, figura di riferimento in ambito letterario?

Per prima cosa cercherei di capire se quel lettore è serio oppure scherza. Se scoprissi che è convinto, cercherei di capire cosa lo ha portato a chiamarmi così e quali sono gli elementi di merito che ha trovato nelle mie storie. Diventare un mentore in ambito letterario? Le probabilità sono le stesse che ho di pilotare uno shuttle. :) La mia ambizione più estrema è quella di divertire, o far spalancare la bocca per lo stupore, a qualche decina di migliaia di lettori che acquistino i miei libri in uno Store. Ho volato altissimo lo stesso, vero?

7) Ti ispiri a un autore in particolare? Perché?

Ogni volta che mi trovo davanti a una qualità eccelsa, cerco di tenerla bene a mente. Per esempio, trovo mirabolanti le caratterizzazioni dei personaggi di Irvine Welsh: ognuno parla e si muove in un modo assolutamente peculiare. Dopo averli conosciuti un po', si può prendere un dialogo a caso e riconoscere chi è che sta parlando senza leggerne il nome. Poi mi viene in mente Palahniuk, che per me rappresenta la massima forza espressiva: la follia lucida. Ammiro anche Elena Ferrante, così diversa dai primi due che ho citato, ma che riesce a farti divorare con gusto pagine e pagine in cui non accade niente di particolarmente eccitante. Potrei elencare altri autori e rispettivi meriti... Il punto è che, evitando di scadere nell'emulazione, trovo ispirazione in tutti quelli che abbiano qualcosa di speciale.

8) Non fossi stata portata per la scrittura, avresti scelto una diversa forma d'arte per esprimere te stessa oppure con fatica avresti tenuto tutto dentro?

Di sicuro mi sarei buttata in qualche altra cosa. La scrittura trovo che sia la forma d'arte che più si addice alla mia personalità, perfetta per liberare il mio oppresso mondo interiore, ma imparerei volentieri a suonare uno strumento musicale. Magari la chitarra elettrica, o il djembe. Sai che a tempo perso mi diverto a realizzare animaletti buffi con l'uncinetto?

9) Puoi rallentare il tempo. Per una sola volta nella vita e solo per un'ora: ogni minuto equivarrà a un'ora normale. Qual è il momento perfetto di cui godresti così tanto a fondo?

Descrivo la scena: io, il mio compagno, qualche cane e tanti gatti, nel giardino immenso e rigoglioso di una casetta ( può essere anche piccolina la casa, quello che mi interessa è il giardino). Sole alto, temperatura calda. Qualcosa di fresco da bere, qualcosa da leggere, una piscina e un sottofondo di bonghi che suonano ritmi tribali. Dove sono i bonghi? Nel giardino dei vicini!

10) Ultima domanda. Dimmi qualcosa che riguarda il lato di te più profondo, inalscoltato, istintivo, sincero di cui nessuno sa nulla. Una cosa che non hai mai detto e che riguarda l'approccio che hai con i tuoi scritti.

Ho una storia che mi frulla nella testa da molto tempo, è forte, cattivissima, probabilmente originale (non ne ho lette di simili), ma non ho il coraggio di scriverla: se avesse la buona sorte di essere pubblicata, la leggerebbero anche i miei genitori e non vorrei che lo facessero.

Che dirti, Surya_Asu, grazie infinite per avermi dedicato il tuo tempo. Mi sono divertita a leggerti e ho conosciuto una bellissima donna!

[Valutazione] L'ultimo olocausto - Surya_Asu


Nome dell'opera: L'ultimo olocausto
Autore: Surya_Asu
Genere:
Fantascienza
Valutazione: primi 5 capitoli
Lettura: primi 10 capitoli
Punteggio: 79/100

1) GRAMMATICA 18/25
Gli errori (tutti, tranne le segnalazioni sulla punteggiatura) verranno sommati. Il gruppo che comprenderà quelli di sintassi sarà moltiplicato per 2, di semantica per 1,5, di ortografia per 1. Una volta ottenuto il risultato esso sarà arrotondato per eccesso e in decimi sottratto al punteggio pieno di 25. In questo modo si darà maggior peso agli errori di sintassi, a seguire a quelli di semantica, in coda gli errori di ortografia.

CommentoIl testo è apparso quasi perfetto da un punto di vista ortografico e semantico. Le maggiori segnalazioni sono state evidenziate nel parametro della sintassi. C'è una tendenza a inserire la consecutio errata nel susseguirsi dei verbi, così come un uso improprio delle particelle pronominali. Nulla che non possa essere corretto dopo accurata comprensione dei motivi che hanno portato all'errore. Quindi sono ottimista che si potrà presto sopperire a tali mancanze, in modo da mostrare al pubblico un testo assolutamente pulito. L'unico appunto che posso fare riguardo la punteggiatura è di evitare l'eccessiva frammentazione del testo,  omettendo di tanto in tanto le virgole di troppo. Di seguito il dettaglio.

Punteggio
Sintassi: 29 x 2 = 58
Semantica: 2 x 1,5 = 3
Ortografia: 7 x 1 = 7
Tot: 68 = - 7 punti

- Sintassi (errori evidenziati in numero)
1
(uso scorretto di un verbo)
1 (assenza del complemento oggetto cui il verbo si riferisce)
8 (ridondante ripetizione a distanza troppo ravvicinata e mancata sostituzione adeguata)
5 (uso improprio di un pronome diretto/particella pronominale atona)
3 (mancanza di una "d" eufonica necessaria)
1 (mancanza di una proposizione reggente causata da una ripetizione conseguente a un uso scorretto della punteggiatura)
1 (preposizione di troppo)
4 (errore nei tempi verbali: mancata consecutio)
1 (mancanza dell'apostrofo sul verbo andare adoperanto nel modo imperativo. Presente nel testo "va" in luogo di "va' ")
1 (accostamento di due preposizioni semplici, con la conseguente divisione del complemento preposizionale)
1 (manca un articolo determinativo)
1 (errore in un modo verbale)
1 (errore in un tempo verbale)
(non contato) (pesantezza nell'uso della forma esplicita dei verbi e complessità del pensiero che ne deriva)

- Semantica (errori evidenziati in numero)
2
(uso scorretto del significato di un termine)

- Ortografia (errori evidenziati in numero)
1
(uso improprio di una maiuscola)
2 (refuso, manca uno spazio)
3 (mancato uso del corsivo per termini adoperati in una lingua differente dall'italiano)
1 (refuso, perdita di una preposizione semplice)
- Punteggiatura
(Se non si tratta di un vero e proprio elenco che lo richiede, vi è un eccessivo uso di virgole a rendere frammentato il testo, interrompendo incessantemente il lettore e costringendolo i volta in volta a nuove valutazioni in corso di lettura)
(sarebbe bene adoperare sempre la stessa tipologia di virgolette, quando si tratta del medesimo uso che se ne fa)
(spesso vengono omesse le virgole del vocativo)

2) LINEARITÀ DEL TESTO 25/30
Per ogni gruppo, verrà assegnato un punteggio in decimi, spiegato all'interno della valutazione. La somma del punteggio di ogni gruppo corrisponderà al voto finale per questo parametro.

- Coerenza interna 9/10
Sono sincera, a parte piccolissime segnalazioni (di seguito riportate), non ho riscontrato incoerenza di base. Tutt'altro. Il testo è ben strutturato e poggia la sua trama su fondamenta solide e plausibili.
Cap 1: "Vennero erogati gli enzimi che avrebbero causato la fluidificazione dei cadaveri."
In questa frase si dà per scontato che i corpi all'interno dei box, non ancora doperati gli enzimi, siano già cadaveri. Cosa non vera, da quanto spiegato precedentemente. Difatti si fa menzione del solo "gas soporifero", che in quanto tale non induce la morte dei soggetti, ma solo l'addormentamento. Manca un necessario punto "intermezzo" che spieghi come tali esseri umani dormienti, passino dallo stato di incoscienza alla morte. In caso contrario, vengono "sciolti" ancora da vivi!
Cap 1: viene da domandarsi come mai il protagonista, di fronte a uno spettacolo tanto disumano (visualizzandolo per la primissima volta) non abbia avuto una reazione fortemente spontanea, quale quella di svernire o vomitare. Reazioni che avrebbero reso reale, cruda e sincera la personalità di chi si approccia a un luogo simile.
Cap 3: si fa menzione di una perdita di segnale (durante una chiamata al cellulare). Ho compreso appieno la volontà di adoperare un mezzo per raggiungere un fine diverso. Si tratta del momento in cui la madre di Yuna si decide a spostarsi dalla stanza per avere privacy (e nella realtà dei fatti impedire alla figlia di ascoltare la conversazione), ma sembra inverosimile che con una tecnologia tanto avanzata in quegli anni, si debba ancora giustificare la mancanza di segnale (anche adoperato come pretesto).

- Capacità espressiva 9/10Buona anche se certamente migliorabile. Ci sono stati momenti di profonda immedesimazione, altri in cui mi sono detta che forse "manca qualcosa". Tutto sommato ogni parte narrativa è minuziosamente accompagnata dal corrispettivo stato emotivo di chi la sta vivendo. L'autrice è stata molto brava a raccontare stati d'animo e intenzioni di ogni suo personaggio, mettendo in rilievo naturalmente le emozioni più utili alla comprensione e all'immedesimazione della sua storia. Non vuole strafare, ella mette semplicemente in guardia il lettore descrivendo con crudele sincerità ogni minima sensazione provata.

- Definizione dello stile 7/10
Avendone riscontrato alcune complessità di fondo derivanti da un uso particolarmente contorto dei verbi, riconosco lo stile come non ancora del tutto formato. Come se il marchio dell'autore non fosse visibile. Sono certa che questo piccolo ostacolo possa essere aggirato o superato egregiamente a revisione fatta. L'aggiunta di una fluida chiarezza sono certa gioverà all'intera opera.

3) CONTENUTO 24/25Cercherò di assegnare un punteggio quantomai coerente con uno dei quattro gruppi sopraccitati. Una volta assegnato un gruppo (Scarso, Sufficiente, Buono, Eccellente), segnalerò le motivazioni per attribuire un punteggio piuttosto che un altro all'interno del range di riferimento. Il numero che verrà fuori sarà il risultato di un'analisi, per quanto possibile, oggettiva. 

- Eccellente
L'autrice non ha perso niente. Ha portato a casa una collezione pressoché ecellente di ottimi voti e riguardo al contenuto non è certo da meno.
Ambientazione
La chiarezza dei luoghi è proporzionale ai dettagli che su di essi sono stati adoperati. Molto brava l'autrice a permettere al suo lettore di vedere esattamente ciò che ha in mente. Tutto è vivido e lineare. Con semplicità si riesce a mettere a fuoco ogni luogo, passando da quello maggiormente macabro al più comune tavolo da lavoro dove la piccola Yuna compone il suo disegno.
Descrizione personaggi
Davvero ottima la caratterizzazione di Yuna. Ho esattamente visto una bambina, con i suoi processi mentali a spiegare, paragonare, cercare di capire e giustificare sempre con qualcosa di positivo. Mi ha trasmesso grandissima tenerezza.
Ottimo anche Elio. Elio che tenta, si sente costretto, che prova con coraggio, che cede all'alcool, che si lascia sopraffare, che frustrato si dà all'aggressività, che gioisce per un nuovo lavoro.
Personaggi a contorno estremamente credibili, ho trovato l'autrice assolutamente centrata.
Emotività
In alcuni momenti avrei preferito reazioni diverse ad accadimenti specifici, ciò però non ha intaccato la possibilità di capire ciò che ogni personaggio stesse provando.
Narrazione e azioneProbabilmente non ho amato un salto nel futuro tanto repentino. Salto che ha cancellato l'intera crescita di Noe (impedendoci perfino di "guardare" alla sua lotta contro la malattia), anche se sono consapevole della funzionalità di un tale stratagemma. Probabilmente si ritroverà qualcosa più avanti di ciò che si è perso, probabilmente no. Non è rilevante. Ciò che appare rilevante è la magistrale (e riuscita) capacità dell'autrice di mantenere il filo della tensione sempre molto alto. Attenzione a non tenderlo troppo, perché qualora dovesse sopraggiungere un solo capitolo meno incisivo rispetto agli altri, esso si noterebbe come una macchia di vermiglio sangue su sfondo bianco (sic!). In questi contesti è da preferire un climax ascendente, così da invogliare alla lettura con rinnovato interesse.

4) COMMENTO PERSONALE 12/20 
Il mio voto è un 6.
Il testo merita di essere letto perché è ben scritto, coerente e tendenzialmente di interesse, eppure durante la lettura mi sono sentita annichilita, distrutta, sopraffatta da tale e così noncurante mancanza di umanità. Come se a ogni pagina cercassi un appiglio luminoso che mi desse a intendere che, in fondo, non c'era solo quello. E invece niente. Il testo è esattamente ciò che promette fin da principio: disfatta, sconfitta e imperitura impotenza. La vittoria della tecnologia sull'uomo, come l'epilogo più amaro del visionario Orwell in 1984.
Non c'è un sovversivo, non un ribelle... alcun potere di liberarsi (figurarsi vincere) da parte di chi per un attimo anche tenti di venir fuori da quei meccanismi.
Ecco cosa manca in questo testo. Manca la speranza.
Forse è per questo che non sono riuscita con sincerità a empatizzare con qualcuno: non ho voluto affezionarmi, consapevole che chiunque lì dentro non ce l'avrebbe fatta. E non so cosa accadrà, ma la violenta sensazione di sconfitta mi è entrata sotto pelle e sono certa che seppur dovessi leggere di una improvvisa liberazione, questa sarebbe fittizia.
Non c'è prosecuzione se l'uomo mangia l'uomo con agghiacciante lucidità. Non c'è un sorriso, non c'è futuro, non c'è alcuna possibilità di redenzione. E se è questo il senso del testo, allora chapeau all'autrice, ma io mi fermo qui: è troppo per me. Io ho bisogno di sperare che l'animo esista, che debba esserci un limite.
Cito un film (del quale purtroppo non ricordo il nome) che ho visto qualche anno fa e di cui ho impressa una scena in particolare, avendone praticamente dimenticato tutto il resto perché probabilmente irrilevante. Tali "dèi" di un altro mondo o "alieni" di un altro pianeta adoperano esseri umani, schiere di esseri umani (o, quantomeno, intere popolazioni di mondi affini), per poter creare la loro personalissima "lozione ringiovanente". Un bel bagno nella vasca piena di "fluidi di esseri umani sciolti" per tornare allo splendore più luminoso della propria esistenza. E così si vede l'anziana signora, che successivamente al bagno, torna una giovinetta pronta a nuove altre avventure.
La lettura de "L'ultimo olocausto" mi ha ricordato vivida quella scena, rammentandomi che un tale stile è certamente perpetrato da numerosi altri autori, che si tratta del solo (e mero) gusto personale, il fatto ch'io non riesca ad entusiasmarmi.
Per questo si tratta parere personale, perché ha zero valore e non intacca una forma perfettamente data alla propria opera da parte dell'autore.
Viviamo in una realtà dove sarebbe grandemente auspicabile sperare in un futuro migliore rispetto a quanto sia possibile predire oggi. E se è vero che lettura per me è sinonimo di evasione allora, costretta a scegliere, voglio volare in cieli ancora profondamente blu.
Ringrazio comunque Surya_Asu per avermi sottoposto la sua opera. Probabilmente non mi fossi trovata a doverla valutare, non ne avrei scoperte le dinamiche.
Termino qui e non mi dilungo oltre, anche se l'argomento è parecchio interessante.
Concludo facendo il mio più sincero in bocca al lupo all'autrice per il futuro.

lunedì 12 febbraio 2018

[Intervista] RasoMina69

Che tentazione, questa stanza! Un'attrazione senza pari.
Anche se ammetto di non esserne emotivamente coinvolta come è accaduto con altre.
Che sciocca... cosa dico... Lo spazio è per te. Quando sei pronto, accomodati pure dove preferisci e partiamo con le domande.
Ci sei? Bene, allora comincio.
 
1) Hai scelto la Spicy Room in uno slancio emotivo istintivo o dopo l'attenta analisi di ogni possibilità? Raccontami di te, sul perché ti senta così legato a un'esperienza simile.

Perchè ho scelto la Spicy Room? Perchè dopo aver guardato le altre stanze, ho concluso che se avessi dovuto stare in una di esse a leggere un libro o a scrivere avrei scelto senz'altro quella; perchè è luminosa ma non fredda; perche' sembra uniformemente chiara, ma poi ti giri e ritrovi lampi di colore che ti rallegrano; perchè è ampia ed io adoro gli spazi aperti e quei tronchi dietro il divano mi danno l'impressione di un bosco che, anche se spoglio può offrire riparo.

2) Cosa pensi riguardo la capacità espressiva? Credi di possederne? In quale misura? 
 
La capacità espressiva è importante, per uno scrittore in particolare, ma anche nella vita di tutti i giorni. La considero importante perchè un linguaggio adeguato e la capacità espressiva sono determinanti per poter sviluppare( e approfondire) una conoscenza specifica degli argomenti insieme alla capacità di analisi e sintesi. Io ho capacità espressiva? Spero di sì! ma questo me lo devi dire che hai letto ciò che ho scritto!

3) Per la tua opera ti sei ispirato a luoghi particolarmente significativi? Potresti ambientarla altrove? Perché? 
 
I luoghi che ho descritto nella mia opera sono molto significativi per me. No, non potrei ambientarla altrove. Perchè? Non lo so...questa storia è lì, che preme in fondo al mio stomaco. A volte non scrivo per diverso tempo, e poi, all'improvviso, ecco quella sensazione ....come uno strappo, che mi scuote e mi porta in quei luoghi. no, non potrei ambientare questa storia altrove.

4) Scegli la migliore dote e il peggior vizio del personaggio che meno ami all'interno della tua opera. Sapresti spiegare quanto di te c'è in questa caratterizzazione?

Il personaggio che meno amo è il padre di Claudia, la sua migliore dote l'essere infaticabile, il peggior vizio l'arroganza e la misoginia, lo so sono due ma indivisibili in quest'uomo. Di me non credo ci sia niente a parte, forse, l'instancabilità, quel voler finire le cose a tutti i costi anche se non ci regge in piedi.

5) Se è vero che siamo la somma delle nostre scelte, ti andrebbe di condividere quella più importante da te intrapresa per raggiungere la consapevolezza di voler diventare uno scrittore?

Non c'è un preciso momento in cui ho raggiunto la consapevolezza di voler diventare scrittore, a ben pensarci forse non ce l'ho neanche oggi questa consapevolezza. Io amo scrivere, da sempre, ma non ho mai fatto leggere a nessuno i miei scritti, a meno che non si trattasse di articoli di giornale. Ho cominciato a far vedere ciò che scrivo su Wattpad, grazie a mia figlia che me lo ha fatto scoprire, non pretendo di essere uno scrittore o un poeta, per me scrivere è sempre stata una valvola di sfogo (se ti capiterà di voler leggere Niam- Sono solo parole del cuore- lo capirai) anche se mi piace pensare che qualcuno possa leggere ciò che scrivo ed emozionarsi.

6) Se potessi decidere tra fama e giovinezza, dove ricadrebbe la tua scelta? Perché?

Nessuna delle due. La fama non mi ha mai attirata particolarmente. La giovinezza è giusto "che fugga tuttavia" come diceva qualcuno.

7) Qual è il romanzo che ha accompagnato la tua crescita? Sai citarmi la frase più significativa per te, contenuta al suo interno?

Ho cominciato a leggere all'età di quattro anni circa su fumetti (lasciati in giro dai miei zii) da Paperino a Zagor, e sui fotoromanzi (lasciati in giro dalle zie) il primo romanzo che mi ricordi di aver letto è stato la Capanna dello zio Tom. Seguito da Piccole Donne, Canto di Natale ecc. La frase più significativa? Quella che ricordo ancora oggi, anche se ho dimenticato magari il resto del libro? E' quella che lancia Legrée il padrone di Tom al giovane Giorgio che arriva al capezzale dello schiavo morente:«Alla fin de' conti, quanto rumore per un negro morto». Ecco questa frase mi ha sempre fatto infuriare allora come oggi.

8) Hai a disposizione una sola parola per descrivere il senso più profondo della tua opera.

Lacerante.

9) Se potessi dare un consiglio alla persona che eri 10 anni fa, quale sarebbe?

Magari consiglierei alla me di dieci anni fa di essere un pò meno ingenua, un pò più egoista, un pò meno empatica ma so bene che la me stessa più giovane mi riderebbe in faccia dicendomi che la natura non si può cambiare.

10) Ultima domanda. Puoi scegliere di lasciare una parte di te ai posteri: saresti ricordato per un gesto o per un'opera?

Spero per un gesto. E che sia un gesto buono, che porti un sorriso.

Prima di lasciarti, ecco l'EXTRA richiesto: chi inviti a partecipare a un incontro qui nel Cafè Littéraire?

[Valutazione] C'è ancora tempo - RasoMina69


Nome dell'opera: C'è ancora tempo
Autore: RasoMina69
Genere:
Romantico
Valutazione: primi 5 capitoli (escluso "Spazio autrice")
Lettura: primi 10 capitoli
Punteggio: 60/100

1) GRAMMATICA 7/25
Gli errori (tutti, tranne le segnalazioni sulla punteggiatura) verranno sommati. Il gruppo che comprenderà quelli di sintassi sarà moltiplicato per 2, di semantica per 1,5, di ortografia per 1. Una volta ottenuto il risultato esso sarà arrotondato per eccesso e in decimi sottratto al punteggio pieno di 25. In questo modo si darà maggior peso agli errori di sintassi, a seguire a quelli di semantica, in coda gli errori di ortografia.

CommentoDal testo emergono pochissimi problemi da un punto di vista strettamente sintattico o semantico. La mole maggiore di errori dipende solo da refusi o errori di battitura. Segnalazione importante a tal proposito è quella che riguarda l'uso (abuso) dei punti di sospensione. Per quanto si creda essi siano irrilevanti, in un testo ordinato e di scorrevole lettura trovarne in sovrabbondanza utilizzati in modo improprio ne rende l'importanza pressoché fondamentale. Una tale perdita di attenzione ha purtroppo danneggiato oltremodo il testo, abbassando tantissimo un punteggio che invece avrebbe potuto essere molto buono. Di seguito il dettaglio utile prettamente all'autore e che potrà essere saltato a pié pari da tutti gli altri. 

Punteggio
Sintassi: 13 x 2 = 26
Semantica: 0 x 1,5 = 0
Ortografia: 147 x 1 = 147
Tot: 173 = - 18 punti

- Sintassi (errori evidenziati in numero)
7
(uso improprio della "d" eufonica)
1 (mancata concordanza di verbi)
1 ("qual'è" in luogo di "qual è")
1 (mancata concordanza di un aggettivo per numero)
1 (verbo al singolare in luogo di una pluralità di soggetti)
1 (virgola inserita tra soggetto e predicato)
1 (ridondante ripetizione all'interno della stessa frase)
 
- Semantica (errori evidenziati in numero)
Alcun errore rilevato per questa categoria.

- Ortografia (errori evidenziati in numero)
1
(uso scorretto di una maiuscola)
46 (refuso, manca uno spazio)
27 (refuso, c'è un punto di troppo tra i puntini di sospensione)
1 (errore ortografico "un'altro" in luogo di "un altro")
49 (refuso, c'è uno spazio di troppo)
1 (errore ortografico per "quanto" anziché "quando")
1 (errore ortografico per "scivolo' " in luogo di "scivolò")
2 (errore ortografico per "si' " in luogo di "sì")
1 (errore ortografico per "a" invece di "e")
1 (quattro puntini di troppo dopo i canonici 3 di sospensione)
1 (errore ortografico per "ne' " anziché "né")
1 (errore ortografico per "Gesu" in luogo di "Gesù")
1 (errore ortografico per "vestiro' " in luogo di "vestirò")
1 (errore ortografico per "disturbero' " in luogo di "disturberò")
1 (refuso "amaro compiti" in luogo di "amaro compito")
1 (refuso per "guardarsi" anziché "guardassi")
1 (errore ortografico per "abbraccio' " in luogo di "abbracciò")
1 (errore ortografico per "un occhiata" in luogo di "un'occhiata")
1 (refuso, rilevato il segno di due punti al posto di uno spazio)
1 (refuso, manca un punto fermo al termine di una frase)
1 (refuso la frase va a capo nonostante la virgola)
1 (errore ortografico per "E' " in luogo di "È")
2 (due puntini di troppo dopo i canonici 3 di sospensione)
2 (errore ortografico per "e' " in luogo di "è")
1 (errore ortografico "un'incubo" in luogo di "un incubo") 

- Punteggiatura (segnalazioni evidenziate in numero)
33
(uso del segno meno, in luogo del corretto trattino lungo alto a delimitazione dei dialoghi)
(rilevati piccoli problemi sull'uso della virgola)

2) LINEARITÀ DEL TESTO 22/30
Per ogni gruppo, verrà assegnato un punteggio in decimi, spiegato all'interno della valutazione. La somma del punteggio di ogni gruppo corrisponderà al voto finale per questo parametro.

- Coerenza interna 9/10La mia lettura si è fermata al decimo capitolo e per quanto lineare e reale ho riscontrato una precipitazione degli eventi talmente marcata, da non aver inteso alcune dinamiche (che elencherò di seguito). Posso però valutare la trama comprensibilmente centrata su qualcosa cui in realtà la mia lettura iniziale non ha raggiunto.
1) I motivi per cui il padre di Claudia viene descritto come un essere immondo. Non v'è spiegazione alcuna di comportamenti che ne evidenzino la cattveria, se non la narrazione accennata al "padre-padrone che le avrebbe suonate di santa ragione anche solo se una bambina si fosse azzardata ad abbracciare la madre". Suggestivo accadimento, ma non essendo stato raccontato immettendo il personaggio-padre nella vicenda, diviene impossibile da immaginare. Bisogna solo dare per vero l'assunto raccontato dalla protagonista e crederle a prescindere, dato che non ce ne dà dimostrazione in alcun episodio.
2) Prima che la protagonista andasse via dalla sua cittadina natale, l'impressione sulla stessa era stata fortemente legata a un'idea di "reclusione" o comunque chiusura subita da parte di padre e fratelli che non la volevano nemmeno fidanzata. Eppure la giovane improvvisamente acquisisce amicizie di "vecchia data" delle quali non era stato fatto menzione all'interno di una vita a due "Elide/Claudia" tanto profondamente raccontata.
Segnalo solo per onor del vero e non inerente alla valutazione, che dei 10 capitoli letti v'è improvvisamente una perdità di realtà, che porta la storia ai limiti del paranormale, quando i due protagonisti, Claudia e Marco, ritengono di aver visto e sentito la presenza (e l'immagine) della defunta sorellina di lei. In quanto riguardante la narrazione di una storia prettamente reale, appare ambiguo adoperarsi a raccontare di apparizioni di "angeli" o comunque "segni" vissuti come qualcosa di "più grande". Non vorrei addentrarmi in argomenti che non mi competono, ma in quanto romanzo ambientato sul piano della realtà, ho voluto semplicemente segnalare una tale dissonanza, che immette la storia in un genere maggiormente fantastico.

- Capacità espressiva 7/10
Più che sufficiente la volontà dell'autrice di portare sul piano emozionale ciò che i protagonisti provano. Immedesimarsi nelle figure che di volta in volta sono state descritte è apparso limitato alla volontà di comprenderli. Riguardo alle emozioni, agli stati d'animo, alla introspezione più pura, c'è molto parlato e poco narrato. Sono molto più spesso i dialoghi a darci un'informazione di massima sulle sensazioni che la protagonista sta provando, nonostante si tratti di una narrazione con punto di vista in prima persona. POV poco sfruttato a tal proposito e che potenzialmente potrebbe portare in modo ancor più marcato il lettore a empatizzare con ciò che sta leggendo.

- Definizione dello stile 6/10Lo stile è semplice, eccessivamente semplice. La narrazione procede cronologica e sistematica, intervallandosi ai dialoghi prevalentemente portati avanti dalla protagonista. Ho trovato poetica la descrizione dei luoghi e delle persone, a partire ai capitoli incentrati sulla nuova vita di Claudia a Genova. Avviene una reale fioritura psicolgica che evidentemente si ripercuote sulle dinamiche stilistiche fino ad allora adottate. Non ho rilevato il "marchio di fabbrica" dell'autrice, la quale però sono certa abbia un potenziale molto alto che non sfrutti abbastanza. Basti pensare ai numerosi refusi ortografici, che lasciano trapelare un autore maggiormente concentrato sulla condivisione del contenuto piuttosto che sulla precisa forma di presentazione. Eppure, anche la forma ha un proprio valore se concordata a tutto il resto. Così anche lo stile. Avere dei buoni "alti" descrittivi non giustifica ad abbassare il livello nella narrazione dei fatti meno "interessanti". Anzi, un monito che devo fare è quello di perseverare nella scrittura migliorando complessivamente l'intero scritto, badando perciò a ogni dettaglio.

3) CONTENUTO 18/25Cercherò di assegnare un punteggio quantomai coerente con uno dei quattro gruppi sopraccitati. Una volta assegnato un gruppo (Scarso, Sufficiente, Buono, Eccellente), segnalerò le motivazioni per attribuire un punteggio piuttosto che un altro all'interno del range di riferimento. Il numero che verrà fuori sarà il risultato di un'analisi, per quanto possibile, oggettiva. 

- Buono
Il testo è lineare, dal contenuto migliorabile, seppur su una buona strada.
Ambientazione
Molto buono lo stile descrittivo riservato al "periodo genovese". Meno buono quello iniziale, privo della benché minima volontà di caratterizzarlo. Alti e bassi che non pagano quando si tratta di coerenza stilistica. La linea di condotta dovrebbe essere sempre la medesima sia in prsenza di luoghi, persone, azioni che stanno particolarmente a cuore all'autore sia che si tratti del contrario.
Descrizione personaggi
Ho riscontrato una carenza nella descrizione sia fisica che psicologico-caratteriale dei personaggi. Della stessa protagonista si riesce a immaginare fisicamente molto poco e superficialmente. Stesso dicasi per la famiglia della stessa. Famiglia che dovrebbe avere un ruolo rilevante, dati i risvolti che contribuisce ad alimentare nella stessa protagonista. Per quanto delineati, i tratti salienti vengono fuori solo attravero i commenti di Claudia. Non appartengono quindi al piano della narrazione reale, ma a quello dell'opinione univoca della persona che ne sta descrivendo le dinamiche. Non si è mai dato parola a tali personaggi di contorno e non si è permesso a nessuno di loro di comunicare in prima persona.
Si tenga naturalmente presente che la valutazione prende in considerazione i soli primi 5 capitoli dell'opera.
Emotività
Le emozioni sono parlate. Lo spazio introspettivo d'altro canto è definito in modo assolutamente lineare, quasi documentaristico. Avrei voluto struggimento, paura, coraggio non solo nella descrizione dei fatti ma anche e soprattutto nella crescita della protagonista e nelle evidenze delle azioni compiute. Invece semplicemente ella vive, racconta, fa, lavora, ama e continua in modo monocorde e semplicisticamente a descrivere tumulti dell'animo che non ho rilevato come potenti. Eppure, da quel che si legge, ella ha vissuto le pene dell'inferno.
Narrazione e azioneIl progredire delle azioni è veloce, come detto precedentemente, il tutto però non appare sbrigativo, ma anzi funzionale all'introduzione del fulcro della storia. Si vede che questa non è ancora ampiamente centrata nei primissimi capitoli.

4) COMMENTO PERSONALE 13/20 
Il mio voto è un 6 e mezzo.
Non sono un'amante del genere, pertanto riscontri entusiastici sarebbe stato difficile rilevarne. Oltretutto sono personalmente una persona che ama testi scritti in modo molto preciso, perché ritengo che il rispetto per ogni virgola, ogni punto e della nostra lingua, riveli sempre un animo predisposto a lavorare. Non conosco personalmente l'autrice, ma mi è parso di cogliere attraverso questo scritto qualcosa di prepotente, raccontato di "pancia". Come se non ci fosse altro modo di spiegare fatti, accadimenti, persone.
Eppure ritengo che ampio spazio sarebbe dovuto essere dedicato a ciò che meno sembra ella apprezzi. I lati oscuri di ogni storia vanno approfonditi e vivisezionati, in modo da farli propri, capirli, accettarli.
Usare il proprio testo, una propria opera, come mezzo per sublimare vecchi rancori, vecchie ferite nascoste, cicatrici mal rimarginate. Le opere che scriviamo raccontano molto di noi e onorarle anche con ciò che non si riesce ad accettare è un lavoro di maturità stilistica che porta i più grandi autori ad essere amati incommensurabilmente.
Non posso che augurarmi di leggere ulteriori approfondimenti per ogni singolo capitolo letto di questa storia, sperando che il tempo che l'autrice dedicherà a ciò che fa più male sia anche foriero di ulteriore ispirazione.
Non mi resta che augurarle tutta la fortuna possibile per il futuro.