lunedì 5 marzo 2018

[Intervista] piccolaeli89

Se è vero che passione deriva da sofferenza, è vero anche che l'accezione più comune richiama alla mente la predisposizione al fascino.
Invitami a conoscerti, ho sinceramente voglia di lasciarmi affascinare e sapere chi c'è su quel divano a me di fronte.
Benvenuta in questa stanza. Se sei pronta, partiamo con le domande.

1) Hai scelto la Passion Room. Abbi il coraggio di descrivere i più sinceri moti dell'animo che ti hanno permesso di essere qui oggi. Cosa posso imparare della tua personalità attraverso questo ambiente?

Quando si parla di passione, il maggior numero di persone, riconduce il termine al sesso, commettendo, a mio modesto parere, un errore di base.
Si è vero, il sesso è animato dalla passione, ma riavvolgiamo il nastro per un secondo. Quale delle due cose viene per prima?
La passione è solo il passo successivo, questa nasce per un istinto di viversi quel momento nella sua totalità, come unico.
Il motivo per il quale ho scelto questa stanza è molto semplice, ma allo stesso tempo complesso da percepire per chi non mi conosce. Ogni fibra di me stessa vive di passione, la stessa che mi muove attraverso ogni gesto.
Sono una persona impulsiva, tremendamente impulsiva, vivo ogni avvenimento della vita quotidiana istintivamente, facendomi travolgere e coinvolgere da ogni emozione. Personalmente tutto è bianco o nero, il grigio è un colore inesistente, insapore e incolore, forse proprio perché sono animata e spinta da questo stesso sentimento.
Ma cos'è realmente la passione? Da cosa scaturisce?
Il termine "Passione" comprende un campo estremamente ampio e soggettivo a mio parere, per cui è difficile poterlo identificare con precisione. La mia anima si nutre di passione, perché purtroppo o per fortuna, sono alla sua mercé: io il burattino, lei il burattinaio.
Chi mi conosce, o ha imparato a conoscermi attraverso i miei scritti, sa quanto questa stanza possa essere il mio habitat naturale, quanto mi possa sentire realmente a casa su questo divano, quando io stessa fatico a trovare il mio reale posto nel mondo. 

2) Ti metto alla prova. Sapresti affascinarmi con una sola frase, come nessun altro saprebbe fare?

"Bisognerebbe imparare a conoscere la storia delle persone, e non solo ascoltare il racconto che ti narrano".
Questo concetto è ciò che mi prefisso, ogniqualvolta decido di intraprendere un qualsiasi tipo di rapporto: dall'amica, al fidanzato, alla collega, o semplicemente alla signora che incontro per strada.
Mi piace pensare che ognuno di noi abbia qualcosa da raccontare, c'è chi come me, cerca di farlo attraverso un romanzo, chi invece dipingendo una tela. Tutti però a modo nostro abbiamo due vite, concedimi il termine, quella che decidiamo di mostrare a tutti e quella che solo alcuni prescelti hanno l'opportunità e il privilegio di conoscere. È proprio come dicevo nelle righe precedenti, come se la nostra anima fosse di due colori: il bianco e il nero. Per farti un esempio, io stessa mi definisco una persona fredda, eppure chi senza avermi conosciuto di persona, ma solo virtualmente, pensa e sostiene tutto il contrario di me... mi definiscono addirittura dolce.
Purtroppo in primis ognuno guarda nell'altro l'aspetto esteriore, come per un libro: se la copertina mi attira lo leggo, altrimenti passo ad altro.
Ma è qui l'errore più grosso, c'è chi dentro ha un mondo e aspetta solo l'occasione di mostrarlo, ma la responsabilità più grande spetta a chi guarda. Non bisogna fermarsi a ciò che le orecchie odono, ma occorrerebbe andare oltre alle parole, sempre.

3) Scegli con dovizia un episodio che hai raccontato nella tua opera e convincimi a leggerla attraverso di esso.

Se dovessi scegliere un episodio significativo del romanzo, opterei per il primo bacio. Lo so, penserai che è la solita scena banale trita e ritrita, ma per me quel bacio non raffigura il gesto di per sé, ma molto di più.
Olivia è il mio "io" interiore, troppo occupata a difendere se stessa, per permettersi il lusso di provare qualcosa di profondo, troppo spaventata da tutto ciò che comporta un sentimento reale e genuino, da non fidarsi a prescindere di chi la spinge a provarlo.
Ed è proprio questo che avviene in quel capitolo, Olivia si spinge oltre, superando i suoi limiti, concedendo per un'istante la propria fiducia a chi ha di fronte. Riesce a portare se stessa oltre la soglia della paura, mettendo nelle mani dell'altro la possibilità di ferirla o renderla felice.
È Olivia che decide di rischiare e di mettere in gioco se stessa, nonostante la paura, perché mossa da un sentimento che ha come base il rispetto reciproco. 

4) Sei mai stato in conflitto con uno dei tuoi personaggi? Di chi ha il volto? Se potessi a chi lo ricondurresti nella vita reale?

Il romanzo nasce di per sé nella mia fantasia, proprio per un mio conflitto interiore di quel periodo, in cui non era proprio tutto rose e fiori. Prima di mettere nero su bianco questa storia, ho passato intere ore ad immaginare questi personaggi che si muovevano all'interno dei diversi scenari, finché un giorno non ho deciso di dare vita alle mie fantasie.
La storia è completamente frutto della mia immaginazione, nulla è realmente accaduto nella vita reale, ma il personaggio di Olivia è tutto ciò che rispecchia la mia persona. Se dovessi quindi scegliere un personaggio con cui mi sono trovata in conflitto, sceglierei Jhonatan, non perché è il protagonista maschile del racconto, ma per tutto quello che si sviluppa intorno alla sua persona.
Ha messo a dura prova i miei nervi con la sua calma disarmante, con il suo essere posato ma diretto, con la sua smania del controllo e la sua irrefrenabile gelosia. Elementi che di per sé, già creano un conflitto, immaginateli a confronto con una testa calda, insicura, insoddisfatta e che non si fida nemmeno della sua ombra.
Se dovessi ricondurlo ad un personaggio famoso, sceglierei Ed Westwick. Bello, ma non "finto", posato e con il giusto fascino, insomma reale, non volevo che apparisse il solito principe azzurro da quattro soldi per intenderci!
Non ho una persona reale a cui ricondurrei il personaggio, ma bensì alle mie più profonde paure e insicurezze. Cerco di spiegarmi meglio. Jhonatan e Olivia sono entrambi una parte di me: una, Olivia, è basata sulla mia persona, l'altro su tutto ciò che più mi spaventa. Per intenderci meglio, userei la metafora del bianco e nero.

5) Mostrami quanto può essere difficile scegliere la strada della scrittura. Quando è stata l'ultima volta che, inciampando, hai avuto il coraggio di rialzarti e perseverare su questa strada?

La ricetta della Felicità fa parte di una trilogia, per scrivere il primo libro ho impiegato all'incirca quattro mesi. Il secondo volume mi ci è voluto un po' di più a scriverlo, perché la mia vita stava cambiando e non è stato facile trovare il giusto equilibrio per proseguire, poi il disastro...
Per scrivere l'ultimo romanzo ho impiegato più di un anno, e se stiamo a guardare è quello che ha anche meno pagine! Per me è stata una sofferenza, credevo che non sarei mai riuscita a portare a termine questo progetto, come tanti altri che mi sono prefissata nella vita.
Ho avuto un blocco mentale che nemmeno io so spiegare, per quasi un anno non sono riuscita a scrivere. Restavo a fissare quella pagina bianca, sperando che qualcosa dentro di me si smuovesse, che i miei personaggi ricominciassero a prendere vita, da soli, come per magia. C'è voluto impegno, pazienza, ma soprattutto perseveranza per riuscire a scrivere quell'ultimo volume, ma alla fine ne sono soddisfatta.
Ad oggi penso che quel blocco sia stato dovuto principalmente alla paura di abbandonare i miei personaggi, che per diverso tempo, hanno ricoperto la mia via di fuga dal mondo. Ricordo che i primi dieci capitoli del terzo libro li ho riscritti almeno dieci volte, perché ogni volta che li riprendevo, qualcosa non mi convinceva, tutto era troppo scontato o poco adatto al finale che loro meritavano di avere.
Forse perché io stessa in quelle righe ho voluto scrivere ogni mio più profondo desiderio.

6) Per un solo giorno hai la possibilità di vivere all'apice della gloria, osannato e amato da chiunque. Quale sarebbe la primissima azione della giornata da condividere con il tuo pubblico?

Diciamo che sono una persona con i piedi ben piantati per terra! Quindi fatico a vedermi in questa situazione, ma con un po' di fantasia ci posso provare.
Avendo il pallino della cucina penso che preparerei una di quelle colazioni da riviste super cool, che adagerei su un tavolo, magari con accanto il mio libro ( se devo sognare, voglio farlo in grande scusate), e scatterei un selfie con il mio amato fidanzato, da condividere con tutto il mio pubblico. Sotto scriverei una di quelle frasi a effetto "cuoricioso", e l'hashtag "Buongiorno mondo". 

7) Quale opera letteraria ha suscitato l'emozione più forte (positiva o negativa) che tu abbia mai provato?

Forse, anche qui, chi leggerà la mia intervista ne resterà un pò deluso, credendomi un po' troppo scontata.
Il libro che mi ha accompagnata e che sempre lo farà, è IL PICCOLO PRINCIPE di Antoine de Saint-Exupèry. È una di quelle "fiabe" senza tempo, che ti tiene incollato dall'inizio alla fine, portandoti, insieme al principe, in un pianeta diverso ogni volta. Ogni personaggio ha qualcosa da insegnarti e sul quale metterti in guardia. Nonostante la bellezza e la semplicità con cui vengono trattati gli argomenti, ti lascia un po' di tristezza nel cuore, forse perché tremendamente veritiera ogni parola al suo interno.
Spesso lo rileggo, usandolo più come un manuale da consultare, che come un vero romanzo e ogni volta che riapro quel piccolo libro vengo catapultata indietro nel tempo, imparando qualcosa di nuovo, che nella lettura precedente mi era sfuggita. Leggerlo a undici anni non è come rileggerlo a ventotto, l'emozione, la vita e il quotidiano sono diversi...Tu sei diverso!

8) Una parola per indicare ciò che vuoi suscitare nei tuoi lettori attraverso i tuoi scritti.

Realtà.
Ogni persona che decidesse di intraprendere la lettura di un mio romanzo, vorrei potesse immedesimarsi in uno dei miei personaggi. Mi piacerebbe che la ragazza seduta sul proprio divano, mentre legge la storia di Olivia che comincia a sentire e provare un sentimento, possa sentirlo e provarlo anche lei.
I miei racconti non sono autobiografici, ma cerco sempre di scrivere di ciò che conosco, non racconto mai storie ambientate a New York per esempio, non ci sono mai stata, non saprei nemmeno da dove cominciare. Cerco argomenti "reali", romanzandoli un po' ovviamente. Chiunque decida di leggere un romanzo rosa o una storia d'amore vuole innamorarsi del libro non restare insoddisfatto dalla lettura.
Vorrei poter trasmettere emozioni attraverso le parole, ma emozioni vere. Vorrei che il lettore terminando la lettura del libro o anche solo di un capitolo, possa avere la voglia di scrivermi e dirmi "questa cosa mi è successa davvero" oppure "era come se fossi lì con loro".
In parole povere voglio che il lettore possa sentirsi a casa tra le righe dei miei racconti.

9) Se potessi tornare indietro nel passato, metteresti in guardia te stesso da un evento particolarmente doloroso?

No, assolutamente.
Il dolore fa parte della vita e ci rende ciò che siamo, nel bene o nel male.
Se impari a convivere con il dolore, il resto è tutto in discesa. Se invece farai di ogni episodio doloroso un dramma, allora avrai perso in principio la battaglia contro te stesso. È il dolore a farti crescere, a fortificarti a farti capire realmente quanto tu possa spingerti oltre, quanto realmente possa osare ogni giorno.
Meno dolore provi, meno sarai propenso a provarlo, meno sarai coraggioso nella vita per paura di restarne ferito.

10) Ultima domanda. Hai a disposizione una tela bianca e gli infiniti colori della tua vita per riempirla: quale sarebbe il colore predominante? Perché?

Ecco. Qui, chiunque si aspetterà che io dica rosso, perché è il colore della passione. Invece io sceglierei il bianco.
Perché?
Perché se dovessi commettere un errore, sbagliando il disegno sulla tela, l'unico colore che potrebbe permettermi di rimediare è il bianco.
E poi... ogni volta che decidiamo di scrivere qualcosa, tutto comincia con una pagina bianca. Il nero, il rosso, il verde...non ti danno questa possibilità.
Se dovessi sporcare la mia tela bianca con altri colori, che magari non mi piacciono o non mi convincono, avrò sempre il mio amato bianco con cui poter cancellare e far tornare la mia tela al suo colore originario. A mio parere non c'è nulla come qualche mano di bianco che può correggere ogni cosa.

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